Volontà - anno XIII - n.6 - giugno 1960

popolo, ha potuto esserci uu poco più ravorevole di oggi, non è mai stato tale da darci la sicurezza di po– ter raccogliere risultati immediati e consistenti dalla nostra azione. Que– sto, però, è vero non solo per noi, ma auche per tutti i piccoli gruppi ed indi, 1 idui isolali che senza mezzi si batterono contro le forze retrogra– di del loro tempo ed, anche se rac– colsero pii:, sconfitte che vittorie, aiu– lurono ugualmente a Care progredire l'umanità. E' proprio questo « realismo » dei nostri amici e nemici politici, c1uesta impostazione della l01ta su calcoli numerici e sulla potenza dei mezzi che si possono buttare uella lotta. che sono all'origine della grave cri– si che ha colpito tutta la sinistra ila• liana ed anche <1uclla europea. Il socialismo, dal momento in cui abbandonò l'impulso libertario che l'aveva caratterizzato al suo nnsl'ere, JJer mettersi sulla via della conquista del potere, incominciò a svuotarsi della sua carica ideale e del suo con– tenuto sociale; da partito di idee, di istanze sociali si trasformò in partito cH masse. Fu, quindi, costretto ad accettare tutte le regole del gioco politico in atto, a trasferire l'azio– ne dalle sue sedi naturali, gli uomi– ni e le donne vive in basso, ai P1tr– lamenti e ai Governi. Non è stata certamente una buona via: la sordi– tà, l'indifferenza e la passività della classe lavoratrice ne costituiscono il doloroso passivo. E' avvenuto, insomma, quel pro– cesso involutivo previsto da noi che, oggi, viene denunciato da molti. Il più tempestivo di tutti fo Ignazio Silone (al quale cliicdiamo scusa cli esserci appropriati per uno serino tanto povero del titolo di un suo bel libro, ma l'immagine che contie– ne è così bella e vera che non ab– biamo proprio saputo resistere al– la tentazione di farlo nostro) t.'hc, subito dopo In fine della guerra, si sforzò di « richiamare il 8ocialismo, alla sua vc.ra missione, e di ~mmoni– re il socialismo a non vendere i di– ritti della sua primogenitura per una scodella di lcnticcl1ie >>. Ed an<'hc più recentemente intavolò quella u– tile e profonda discussione sugli ap– parati dei parliti che mise in e• viclcnza quali storture e degenera– zioni siano avvenute in seno ad essi. Se questi, dunque, sono i risul!u– ti - confermali anche da coloro che hanno acceua10 le regole del gioco - della politica di coloro che sono pili « realisti » di noi, non è proprio il caso che noi ci mettiamo su unu via o che acceuiamo metodi <li la– ,,oro che, alla luce di tante esperien– ze, si sono largamenlc dimostrati cattivi. Non pensiamo che gli amici che ci fanno il discorse!lo che abbia– mo riportato, ce ne pro1>011gano al– tri, pcrchè li sappiamo abbastanza tormentali e insodisfatti della situa– zione attuale dei partiti e movimen– ti di sinistra e della politica dei lo– ro leaders, da pensare che se ne co– noscessero altri li esperimentereb– bero loro per primi. Ed allora? Ebbene, anche noi ab. biamo un consiglio da dare ai no– stri amici. Diciamo loro: << Dato che la lotta per la conquista del potere ha avuto come soli risultati di pro– curare seggi parlamentari, portafo. gli da ministri, posti-chiave nella clirczione della vita pubblica, posi- 377

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