Volontà - anno XIII - n.5 - maggio 1960

mutilarsi e recidere la sua influen– za su determinati ed importanti am– bienti sociali. Dietro ai partiti e al– le formule politiche, la vera crisi è dunque in questo rapporto fra l'esi– genza dinamica della borghesia ita• liana, fra la necessità del partito cat. , tolico di rimanere nell'equivoco e quella delle classi dirigeuti di uscir– ne e di darsi una chiara linea poli– tica. Nella società italiana sono ma• turati divergenze d'interessi che im– pongono un taglio netto o a destra o a sinistra ma questo taglio deve a{. fond'are nel corpo del partito demo– cristiano. Il giorno non lontano che il dinamismo sociale riuscirà a vin• cere l'immobilismo politico avver• rà una rottura piena di incogni,te perchè la fine del monopolio demo• cristiano che ha oramai tutti j carat– teri di regime farà scricchiolare dal vertice lr. stesse basi della società. l\la nessuno rimpiangerà la fine di un vergognoso equivoco. J termini della lotta politica Questa scelta cui la classe dirigen- • te italiana non può a lungo. sottrar– si è imperniata su di uno sviluppo interno della nostra economia ma è determinato dal nuovo corso della politica internazionale, d'al passag• gio cioè dalla guerra fredda alla di– stensione, dalla politica dei blocchi a quella della coesistenza pacifica. E' una trasformazione ancora in at– to e non ancora compiuta ma è ora– mai su questo piano che si muovono le grandi diplomazie ed uomini di stato e la vecchia logica dei blocchi contrapposti è oramai andata in frantumi. Questo nuovo corso deg1i eventi internazionali ha posto anche la nostra politica intema in una 294 nuova prospettiva che mette in luce problemi prima relegati nell'ombra. Infatti fìnehè d'urava la guerra fred– da anche i partiti erano schierati su questo fronte ed ogni altra conside– razione o interesse erano condizio– nati da questa divisione su opposte linee di politica internazionale. Tut– ti gli interessi e le esigenze inteme della società italiana erano rimor• chiati e disciplinati a1le esigenze e• sterne dei contrapposti imperiali– smi. Ora che questa linea e queste esigenze esterne sono mutate, gli in– teressi e le for-.1.e iutcrne salgono in primo piano, mettono in crisi il vec• chio schieramento e costringono i partiti ad allinearsi sul nuovo fron• te. E' a questo nuovo piano di azfo. ne politica che la d.c. non sa ade– guarsi e si dimostra impotente ad O• perare quelle scelte che la situazione 11npo11e. Dietro il paravento della guerra fredda la d. c. poteva amoreggiare con tutti i partiti ed accarezzarne spensieratamente gli opposti pro• grammi strizzando l'occhio a sinistra mentre si concedeva a destra e vice– versa; caduto il paravento si vede costretta a sposare seriamente una causa, ma per la sua stessa natura la democrazia cristiana non può Ja– s,--iare il libero amore per il matri. monio ccl' è questo il suo dramma e la sua crisi. Eppure il dilemma non ha nulla di fatale quando si pensi che il termine più ardito, la famosa apertura a sinistra, non va al di là di un intelligente conservatorismo. Potenziare l'iniziativa ed il contro}. lo economico dello stato ed inserire I' economia nazionale nel processo distensivo è ciò che stanno facendo nel mondo anche i governi più con• servatori sulla scia di quello ingle-

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