Volontà - anno XIII - n.5 - maggio 1960

queste applicazioni sono monopolizzate dai proprietarii che le sfruttano a loro beneficio e la concorrenza li obbliga a circondarsi di tutte le garanzie di buon esito, a munirsi d"ogni specie di armi per assicurare il loro trionfo nella lotta che la stessa concorrenza presuppone, così ne viene come con– seguenza la privazione da parte dell'operaio di tutti i mezzi per far resi– stenza a questa funesta tendenza, non esclusi quelli che sono essenzialis– simi al suo sviluppo; da ciò deriva una terribile atrofia. Questo giusti– fica, come già abbiamo visto, l'avversione che ha l'operaio per la intro– duzione delle macchine, che gli tolgono quel benessere relativo, di cui prima godeva nel sistema della piccola proprietà, e in generale gli tolgono il lavoro, per la qual cosa, non solo non seute emulazione alcm1a, ma non ha nemmeno ciò che è indispensabile all'esistenza. Abbiamo già visto dip– più la perdita che deriva di tempo, di materie prime e di utensili. Se la proprietà fosse colleuiva tutti questi mali si muterebbero in grandi benefici. La divisione del lavoro, origine oggi di degradazione e di abbrutimento per gli operai, si trasformerebbe in un mezzo di facilitare la produzione, di cambiare facilmente occupazione, e di svolgere così indefi– nitamente le facoltà fisiche e intellettuali dell'uomo. Non avendo specula– tori intermediarii ed e$sendo le collettività produttrici direttamene respon– sabili de1la produzione e stand'o dippiù l'interesse dell'individuo intima• mente legato con quello della collettività o delle collettività a cui appar– tiene, ciascuno lavorerebbe con passione per esse avendo la sicurezza che egli godrebbe la sua parte. L'adulterazione e la cattiva qualitZ1 dei prodoui, a cui obbliga In con– correnza per la necessità di produr prestamente e con poca spesa, scom– parirebbero quando gli operai, in possesso a titolo di usufruttuari degli strumenti del lavoro, e prendendo le materie prime con l'onere equiva– lente al la,,oro, effettuato dalle società incaricate della loro preparazione– e trasporto, si tro,•assero nella condizione di spiegare tutta l'attività e in• telligenza di cui l'uomo è capace quando lavora con piacere e per sè. Le crisi imlustriali, di cui abbiamo parlato pii, sopra, cagionate dalla– necessità che oggi ha il proprietario di mantenere in attività costante if capitale, producell(lo inconsideratamente senza tener conto dello stato del mercato, sparirebbero quando una statistica esatta e completa regolasse la indusria, servendo di norma alle collettività produttrici, talchè se fosse– necessario ad· una di esse di cambiare professione, perchè le sue produ– zioni superano il bisogno, avrebbe campo libero per una edncazione 1;eien• tifica e pro(essionale, ed avendo altresì In facilità d'ogni genere di me7.zi non genererebbe la più piccola perturbazione. In ultima analisi, la gran proprietà individualista ammazza ogni cono•• scenza e dà luogo a un potere dittatoriale col quale impone a suo capric– cio il prezzo e la qualità dei prodotti. La proprietà collettivva che offre sempre all'individuo tutti i mezzi di applicare la sua attività, che fa che il benessere individuale non dipenda mai da una eventualità, toglie per questo fatto ogni occasione ed anche ogni necessità a che alcuno si circondi di. privilegi e si sforzi ad opporsi agli interessi generali, a1l'intera società- 312

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