Volontà - anno XIII - n.5 - maggio 1960

erotiche e sociali dovrebbe aver messo una pietra su queste assurde illusioni poichè non si capisce co• me il veto che le ha bloccate ieri possa lasciarle passare domani. Per. severnre in esse significa entrare nel (rigori.Cero di unn sem1>re pii:1 inu– tile opposizione parlamentare. Ma lasciarle significa lasciare la sterile schermaglia parlamentare per l'r,– zionc sociale diretta, significa ope– rare per il ris\•eglio della coscienza e dell'ntti\•ità popolare. Tu11avia lo immobilismo della sinistra politica nei riguardi delle esigenze popolari è ancor pii:1stagnante dell'immobi– lismo <lemocristiauo nei riguardi clelle esigenze capitaliste. L'indifferenza del popolo Ma questo succinto esame della crisi politica sarebbe incom1>leto se non parlassimo dello sfondo cupo del quadro che abbiamo tracciato. Questo sfondo si chiama indifTercn• za popolare. La crisi ha potuto oscil– lare indi~turbata da un estremo al– l'nltro dei suoi termini, come una pallina di rouletle si è più volte Jer. mala orn sul nero ora sul rosso, ma il circolo dei giocatori che la seguiva coi nervi tesi era molto, molto ristretto. Il popolo non 1weva alcuna posta in quel gioco e perciò l'ha seguito con la fredda simpatia o l'indifferenza dello spettatore; in– fatti i problemi di nazionalizzazione delle fonti di energia e di ordina– mento regionale e altro ancora, p;ono troppo lontani dalle sue esigenze piii immediate ed urgenti. Eppure questo distacco fra poli– tica e società, partiti e popolo, fa a pugni con l'a.ffiuenza quasi totali– taria nlle ume e con l'adesione di massa ai partiti e può spiegarsi solo con un grande vuoto penumatico fra e96 le direzioni dei partiti e le masse che lt sostengono. Tale vuoto si è fatto manifesto nell'ultimo congres• so di quella che dovrebbe essere l'or– ganizzazione di massa pili agguerri– ta: In CGIL. ln tale congresso, al di sopra di relazioni locali che testi– moniano drammatiche situazioni proletarie, si è postulato come solu– zioni dei problemi operai una poli• tica di investimenti. Come può la massa operaia decidere l'in\'estimen• to di capitali che possiedono i pa– droni? La risposta è quanto mai tor– tuosa: si tratta di indurre lo Stato a premere sul padronato perchè im• pieghi divel"8amente la ricchezza e– stratta d'alln fatica proletaria; e qui la lotta di classe si sprofonda per lasciar posto all'alchimia parlamen– tare e al piì1 golfo ministcrialismo. Quel congresso ha dimostrato che anche l'organizzazione di massa più avanzata ha rinunciato a portare a• vanti le vere esigenze della vera maggioranza nazionale. E' chiaro che esiste un abisso fra la politica dei partiti e il senti– mento del popolo che vi aderisce. Questo popolo chiamnto a Iar da comparsa e a dare una adesione for– male e passiva risponde credendo di poter esprimere il suo bisogno di giustizia e dignità umana e in certi casi credendo di ribellal"8i al siste– ma di vita che è costretto a subire. Ma dalla rottura che "a sempre più profilandosi ai vertici politici saran• no queste aspirazioni lungamente compresse che Iaranno irnizione. Succederanno cose nuove destinate a spezzare la crosta di conformismo che copre la nostra \'ita socini e: la crisi che abbiamo esaminata è la vigilia inquieta di una crisi ben più profonda. ALBERTO MORONI

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