Volontà - anno XIII - n.4 - aprile 1960

ehici t"he porlavano ddle coma che la mo– sUe di un ufficia/e della mili::ia meltetUI t1l murilo, delle /orme appetitose cli questo o quel bel pe:::o di raga;:;;:;a » (diecol'i!i co– n11111i a 1a111iuomini quando ai ritro,·ano insieme, ed ancor più frequcnli et si 1ro• ,11110 in un lungo 1>o!riododi ozio, come rr1rno al conlìno); clie pre/erivcmo 11rw me,.111 lurido in uri 01c11ro antro ... moui cla una incon1apei:ole no11t1l3ia a riprod11rre un n,nbiente esterno cl1e corri,poncleue al loro modo di euere. Quirndo uno scrinore parla di falli ,•is• 11uti 11011 si !B mai qua1110 la f11111uiaab• bin il so1,rav,·cnto sulla reahà. Ma, :mche .immesso che quel gnippeuo di cnarl'.hici, fosse 1ale e quale A. S. ce lo dHcri,·e, nie111e lo autorizza a fare delle gc11enli11:– zuio11i e di nfferm:ire che gli anarchici « 11111ntavMU> /uori nor,rwl,,umtc i,1 quelle :011e della socfot<i dove si 1ra,x1uu in.sen1i 0 bi/mente dlll proletaria10 alla malaviu,, da[. la vita onesta al delitto •· E iter il fatto che gli :marchici anribuiscono alla 1ocie- 1à, così com'è organiuara, la responsabi– litii di gran 1>ar1edella delin11uenu, non 1ignifìl'a che • 1H!lle loro file, a«olllo ti clii ai ero /allo t11iorchico per non divelllore ubriacone. ladro e rapinatore. ai trovavano perciò anclae. co11 trapa$$i lenti e molte– plici, l'ubriacotte, il ladro, il rt1pinatore cl1e 11i procfomavo110 anarchici 11er gius1ifi. care ,li fronte agli nitri ed <1 sè steui la propria vita ». Siamo rilornoli ai ICIUJ)i dell11 fìne del secolo XIX, quando gli anarchici ,·enivano tradotti davanti ai tribunali, proces111i e condn,111ati, non perchè anarchici, ma per– chè erano accusati di appartenere a socie– là di malbnori. Trascuriamo 4hre 11ffermnioni eu cli noi che tono errale, come c1uella per es., che gli anarchici si face\'ano periodicamen1c confinare « percl1è qu.Ul1do era110 liberi non Mipevano wccre, nè parlare co,i pr11dcn:t1 e nelle osterie ciel loro r11wrtiere si la. .~ciavcmo 011dore a discorsi che siu11gcva110 regolarmente all'orerxl1io tiella poli:fo e che rcgolc,rme111c J.j portovm10 11er quolcl,c "ltro o,rno o Pori.:o, a Trendti, Ve,1101enc •· Tuoi gli 0111>osi1ori del fascismo, che era- 286 no Rhcdati dalla poli:tia, erano sotto &ar– ,·cglianza continua e per non cadere nel– l'arresto bisognava dare ,·olon!à di colla– boruione al regime. ,\nchc la semplice astenijione dalla politica non era sufficiente 1,er uon t!Sere JICNeguitati. E se agli anar- • chici, ru meno J)OHibile che ad ahri di ogire dur:inte li fHci~mo, è 11erchè furono i 11rimiad autlare in prigione o al confino. E coloro che si rifugiarono 11ll'estcro, tro- 1•arono, al di là ddle 11os1refron1icre, so• cialis1i, popolari, repubblicani, comu11is1i che ,·i erano gi11111i 11rimadi lom. Libcro, A. Spinelli, di credere che « gli a,iorchici 110n rappresent-i110 pUi nullo. e elle sono sen:a avvenire •· A 11uc1111 sua 011inionenoi potremmo contrapporre 11uella di ahri • non anarchici » rhc parlano ili ritorno :1 Proudhon e di ritorno al 1ociali:m10 Ji. bcrrnrio; e In sfìducin, che si è faua~ 1>iù diffusa, nel sistema CRJ>ilalistico,nello Sta. to, nelle is1i1uzioni, nd ~ocialismo di Sta- 10, sfiducia che è 11a1a cs1>ressada sempre dagli anarchici. M11 ciO che 11011 possian10 in nessun modo pennctlere ad A. Spinelli, e cogliamo quest'ol'c~ione per esprimere la nostra indignazione, è di accomunarci con l'ambie111edella mal:n•i111, delle osterie~ di rappresentarci come dei ladri o degli ubriaconj mancali. Conosciamo uomini, che 10110dei 11os1ri 11,•vcrsari politici, che occu1rnno polli di 11ri1110 1>ia110nclla 1,oli1icn i1ali1111a e che li abbiamo uditi 1estimoni11rcsull'onestà e sulla rcuitudine rnornle degli anarchici. Ne conosciamo di ((Uelli che ebbero a dichia– rare: « In tutti gli a11i più i11111ortanti del– la mia \'ila, mi sentird onorato, di a1•e1e sempre ,•icino a me un anarchico». Questa è la migliore rispo1Ha 111 giudizio calunnio– so che A. S. ha prolll1nciato ,ugli anarchici. I cawolieri dell'id•ale Il Raclicule, u11 intclligcntc !iornale men– sile che si pubblica a Genova, nel suo nu• mero del 25 febbraio, ci dedica la poesia « Addio a Lugano » di Pietro Cori, b– ccndoci sapere che i loro amici di Torjno, l'h:inno incisa in disco, nella raccoha n. l di « Can1i di Prorena del Popolo J1aliano ».

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