Volontà - anno XIII - n.4 - aprile 1960
rai, come in Russia. Eppure cui .,i oppo,igo,io (llte co,icessioni, bencl1è la 1w:.io11ali:::w::.ionc li danneggi. Cappclleui affermi> che, pur c.,. sc,.doci buone ragioni i,J fr11:ore cli 1111« maggiore t>r<xluttivit.à, non, si puù se1>tm1rP wle problema eia c1uel• lo tiella tlistribu:.ione. U,J twmenw della produttività sarebbe efficace, se implirnue tm beneficio immcdia• ro per clii produce. Altrimenti il problema proposto rimon~ mera• men re tecnico. Il produuore non può essere :1cpt1ratochil con.,twiatorc. Il sind<1c<1to educa .si, "'" :10/o .se è or• gc1110 cli lottll; deve quindi rc1cco- 1110,ult,re fo 1>rodut1i11iuì,purcl,è i .,uoi benefici non silmo c1ccoporrc1ti dol l'lLpitolismo e do/Jo IMO. /11, c,11111110 <1/fo fun:.ione delle U11it:er– :ti1iJ,s<1rebbepericoloso es.sere otti– misli. 1 icmclz: ulla prod,1ttività i11 Ar– genti11asiamo informati solo ad ope– ra degli economisti ufficiali. La cri– si no11 è affa110una conseguen:.a del• la baua produuività, che 11011 esiste, giace/ii~ gli operai lat.-ora,w per .sè e per tutti i parassiti (tra cui ci sono molti prole,ari), e/te sono assai µiii numerosi. Percliè dovremmo esige– re che gli operai lavorino di più? l'Argentina non è in decaden::.a, nè .,•è scapi1ali:::.ata. C'è solo una pf!.$• .,ima distribu:.ione della terra ccl una cattìt.-a di.stribu::.ione geografica del– la popolu;ione. Urge <JUimli una ri– forma agraria. Noi dobbiamo parla– re di giusli::.ia;cli produtlività ci µ,,r. la il govcmo, In og11i moclo il pc,ras– sitismo .tocùile è pilÌ grave della bas• .sa f)roduttiviti,. L. Fabbri: Ma se parliamo del problema d<1Ipunto di vista si 11 daca- le, non è per favorire il beneficio ca– pita/U1a o il fucali:mw swuile; è per non perdere i sindac<lli come organi ,/ella socieui furura. D'altro 1 xirte, <1ua11do .,i parla di ba.,.,a produttivi– tà, non ci si riferisce solo C1lla mono cl'opera, ma anche alla terro abba,i– do11ata, alla mancanza di macchi11e, etc. E, se consideriamo ,,mi gli Cibi– tanti d'un paese come produttori po– ten;iali, il paras.silismo ,io,l è 0 che tm aspelto delfo pocC1produ11frità. Prince: Sitimo d"acc.·ordoas.saipiù di quanto sembra.uc . Il problema sociale della gius1i:.fo cli.stributiua è 11tatoposto fi11, cl«l pri11cipio fra 11oi ed oggi non è in disc11ssio11e.Dobbia– mo variare del problema della pro– du:.ione, mocles1amc111.e, obbligati dcd fatto che ,wn concepiamo più. la rivolu::.ìmte come 1,a,wcell 1miver– sale. Ne dobbiamo parlare, anche percl,è ci sono impresari che, a vol– te, hannO interesse a e/te la produr– tività diminuisca [Qui Prince ab– bondò in esempi che 110,l furono tra– .,c,itti l. f.]. Se i simlllcati non ci .,od,lisfano, bisog11a cercare cli mi– gliorarli e non tro1curarli. Far parte di queste organi::.:.a:.ionimastoc/011ti– che e burocrati:::.ate è 11110 neceuità. Sarebbe opportuno, del resto, fare inchieste tra i lavoratori su questi problemi [sollolineato do me I./.] • Periés: La discussione ci ha ripor• lati al ueccliio dilemma: aspeuo cri– tico o aspetto costruttiuo dell'a11ar– clii.smo. Siamo lo111a11i dalla rivolu– zione intesa come p(ltWcca; ,,,,,. il f)roblema della rivolu:.ionc è obie1,– tivmne11te sul tnppcto e ci mette nel– la necessità cli slllcliarc /e fJOSsibi• lità di riorgani::a:io11e, cli riforma agraria. Il tJarassitismo dclfimpie- 261
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