Volontà - anno XIII - n.1 - gennaio 1960

-3ione. L' Algeria moderna, dove i conflitto è in atto e rwn si può dire che sia pacifico. Ma pur essendo dei fatti reali, essi vengono affrontati .sul terreno che è loro più proprio, quello della politica, dell'economia, dell'egemonia piuttosto che sull' o– dioso terreno del conflitto razziale. Nel Sud Africa invece il fenome– no diventa impression.a11te per la pretesa di limita-re, di imporre il problema in termini di razze, men– tre i,ulubbiamente, sotto questa (( campagna n, si nascondono una se– rie di coruidera::.ioni economiche, politiche, egemoniche. E tutte real– mente determinanti. Ma la premi– nenza concessa e mantenuta al con– /Utto tra le popolazioni di colore, la fredda determinazione di esaspe– rare gli aspetti di questa schemati– ca visione, portarw alla più sempli– ce delle constata:::ioni, anche se ripu– gna; il Sud Africa è lo stato più ra::;– :.i.1ta del mondo. Quale altro paese moderno infat• ti, ha affrontato i problemi pastigli dalla coesistenza di ra:::ze etnica– mente diverse sul suo territorio, nei termini di assoluia, rigorosa e defi– nitiva separazione? Tranne per quel– lo che riguarda gli ebrei - per i qua– li le vicende di una storia storia seco– lare fatta di repressioni, persecuzio– ni, segregazione, hanno alimentato la volont<Ì di rifiutare la scomparsa del– la loro individualità nazionale, fino a giungere a Israele - la problemati– ca sorta dalla presenza contempora– nea di una molteplicità di razze è trattata sotto il profilo dell'integra– zione, del superamento delle diffi– coltà che si frappongorw a questo ri– sultato, a cui giunge naturalmente ogni. ragionamento a fil di logica. In Sud Africa si giunge alla con- elusione opposta. Non integrazione, ma separazione: non redistribuzio– ne del territorio, o parte di euo, ai nativi aborigeni, ma loro con– finamento ai margini dello stato e all'esterno, quasi fossero loro gli usurpatori. Attraverso questo pro• cesso di inversione - di irraziona– lità, si direbbe - il mito della su– periorità bianca si è trasformaw in dogma, in religione. Nessuna sor– presa dunque che l'idea e la teo– rizzazione dell'apartheid sia potuta nascere nella mente di un teologo, il profes.~or Gerdener dell'antichis– sima Università di Stellenbosch, a nord di Città del Capo. Nel ridente e accogliente scenario in cui è im– "!ersa l'Università, tra le colline fio– rite e l'atmosfera raccolta, pronu• ba alle specula:::ioni dello spirito, il prof. Gerdener ha composw lo sche– ma teorico della separa.zinne delle razze. Esso nasce dalla sfiducia più w– tale - e coerente - sulla possibi– lità concreta che una societ<Ì a sfon– do multirazziale, possa coesMtere. Una coerenza evidente di spirito re– ligioso. Nessuna religione infatti, può ammettere il concetto di tolle– ranza tra i principi che guidarw il credente nel corso della sua vita e della sua a.zione. Il « con noi o con– tro di noi >> si è trasformato nel cc o come noi o contro di noi»: la vittima del grido di guerra è il Sud Africa. In questo scorcio particolare di osservazione - fatto di a priori, di esclusivismi - tutto diventa im– provvisamente semplice (e astratto). Lo schema pone di fronte l'uria al– l'altro due gruppi raz:::.iali che si trovano in diversissimi rapporti di sviluppo: culturale, civile, tecnolo- 7.

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