Volontà - anno XII - n.11 - novembre 1959
zione considerabile dei delitti e alla tendenza dei pastori. di abbandona– re la pastorizia per occuparsi del– l'agricoltura ». E nel parere della Regia Udienza sul progetto di pre– gone che diverrà, il 6 ottobre 1820, Regio Editto sulle Chiud'ende, si leg– ge: « Veng~ stabilita la sicurezza e cesserà l'eccidio annurile della po– polazione, cagionato dagli omicidi, esecuzioni, condanne, prigionie, proscrizioni di banditi. Non solo sa– ranno conservati questi individui, o– ra tolti alla società, ma con loro moltiplicheranno le famiglie, che si estinguono allorchè perdono i loro capi ed i loro sostegni >> (51). La <e legge sulle chiudende » arri– va per dare, sotto il manto del pro– gresso agricolo, il colpo cli grazia ad una situazione economica, precaria se si vuole, ma rispondente almeno al sentimento ed alle tradizioni sar– de, la cui vulnerabili1à si era chia– ramente manifestata in seguito alla grande carestia del 1815, e che po– teva però evolvere pur conservando i diritti secolari dell'intera colletti– vità. Nel 1817 il vicerè Pes di Villa– marina, per estirpare una banda che aggrediva le diligenze, aveva fatto incendiare la grande foresta di S. Anna a sucl di Oristano (52). Gli abw;i e le usurpazioni che seguirono l'emanazione dell'Editto determinarono una recrudescenza del banditismo, ri\•olta aperta dei contadini senza terra e dei pastori senza greggi e senza pascoli, che raggiunse il suo punto culminante nel 1832, <1trnndo le distrnzioni di muri e siepi e gli incendi non si contarono ])ÌÙ. In precedenza Carlo Felice (1821- 1831) aveva inviato in Sardegna, per reprimere il brigantaggio, deJle 636 squadre di criminali racimolati nel• le galere piemontesi. Le torture, le forche e le teste infitte nei pali fu. rono i sistemi correnti impiegali da questo « corpo franco )> (53). Da Torino si rispose con l'istitu– zione di una Commissione Mili.lare Mista che si insediò a Nuoro. Le ir• regolarità riscontrate furono in gran parte rese legali a posteriori senza grave d'anno per i proprietari di « tanche ». I <e criminali » per con– tro, e particolarmente quelli di Be– netutti, Gavoy, Mamojada, Nule, Founi, Nuoro e Ozieri, sono seve– ra,uente condannati: pena cli morte, galera a vita e fino a 20 anni di pri– gione (54). La situazione beninteso non Cn af– fatto normalizzata con sì anacroni– stici pmvvcdimenti e le azioni han. ditesche continuarono, incrementa– te perfino dalle ingiustizie conse– guenti la legge del 1835 che aboliva i feudi e <1uella del 1865 che aboliva gli << ademprivi ». · Sotto il vicerè De Asarta (1840• 1843) la Sardegna era iu grande agi– tazione; ai problemi di sicurezza pubblica si aggiungevano infatti dei mo,•imenti di natura politica ( 55). Nel 1850 avrà luogo la rivolta di Se– dilo. Àll'alba dell'unificazione italiana,. se le bande del brigantaggio sardo organizzato - che il senatore Lus– su (56) definisce acutamente « di• scendenza, degenerazione e corruzio• ne di quelln che era stata per tan– i.i secoli la resistenza nazionale iso– lana, la resistenza delle comunità dei pastori della montagna contro l'invasione straniera » - incomin• ciano a declinare (così come l'ahi– genio passerà d'alla « bardana» al forto indiviclunle)t il banditismo di•
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