Volontà - anno XII - n.10 - ottobre 1959
cavalli, lo appesero per le gambe, con le cinghie, a una porta della città e se ne andarono. I cavalli a girare liberi tutta la notte, lui a gridare sino al mattino; quando vennero a liberarlo, poveretto, c'era sotto di lui un lago di vino e d'altro. Non è mai stato malato ed è morto in due giorni; così non ci ha dato il fastidio di andarlo a trovare, tante volte, in quello ospedale lontano "· H. è un ottimo cuoco, porta in tavola le vivande in grossi catini di metallo scuro, con movimenti aerei di tutti gli arti divaricati e sciolti, come se fossero autonomi; come se gli fosse restata nel sangue l'avventura del padre. Pare danzi sempre e crede in Dio. Soltanto un altro algerino, del campo, si è, come H., dichiarato credente: gli altri ( da me interrogati direttamente) o sono agnostici, o credono soltanto nella religione. Ciò che li infastidisce sopratutto, è che questo Allah, o come si voglia chia• mare, sia tanto cattivo o incosciente eia permettere tutte le miserie, le atrocità, le morti che hanno già visto e subito. I. è l'insegnante di arabo, nella scuola; è forse l'unico che lo sap– pia parlare, quasi correntemente: ciò gli provoca stima e ammirazione da parte dei compagni. È un partigiano che fu molto attivo, è grande, gros• so, forte ( e se ne vanta), ma da tempo è stato collocato a riposo. È l'unico nazionalista arrabiato e acritico, di tutti gli algerini. da me conosciuti; il solo che mi abbia parlato con disprezzo e quasi assoluta incomprensione della situazione politica, economica e sociale del Marocco; che è certamen– te frutto di un compromesso, ma ha risparmiato migliaia di vite e con– tiene il merito, se non ahro, di permettere a 130.000 algerini di vi,,erci, riparati dagli assalti dell'esercito francese. Anche per la sua terra, vuole subito tutto: l'indipendenza politica, ]a ridistribuzione dei beni, un grosso esercito che dia lustro alla nuova dignità nazionale ( quando un amico algerino gli chiede: a che pro I1cser– cito, anche dopo? per far la guerra alla Tunisia o al Marocco? non sa rispondere), ccc. ecc. Sa di sicuro J'effellivo dell'ALN, al centinaio, non– chè il numero esatto degli aerei algerini: trecento. « Ma perchè non si vedono mai, adesso? gli chiede un compatriota"· « Per motivi di sicurez– za. Dopo l'indipendenza, potranno decollare tutti insieme e li vedrai ». È un tardivo ammiratore di Hitler e del fascismo; quando mi dice con deferente ammirazione: « Eh! voi italiani avete avuto Mussolini! ,> gli rispondo « Merde! », che mi pare basti. Di lui narrano che un giorno ( tan– to tempo fa, perciò il fatto ha diverse versioni), arrabbiatosi molto contro i compagni della 1'1àison cl'Enfants, si sia lasciato scappare: « Basta! sono stufo degli arabi; voglio andare in Israele,,. Da quel momento gli è ca– duto sulle spalle, pesante e irremovibile, il soprannome di Ben Gurion. È un appellativo che dà l'immagine di qualcos2,. di grosso, duro, testardo come lui, perciò gli sta bene; tutti lo usano, anche i ragazzini che aiutano il cuoco; ma non bisogna esagerare: altrimenli comincia a sha,,are. La– vora poco per il campo, e si gi.us1i6ca dicendo d'essere in vacanza: non siamo riusciti. a spiegargli che anche noi europei, quattro su cinque, siamo 566
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