Volontà - anno XII - n.5 - maggio 1959

A N T o L o G l Un parlare da carogne <la: « ~ote Ji un 1uaea1ro Ji Kihbulr. • in lsruele, numero 1pt:ciale tlt: • li Poni, •· Ji– f't:mb~ 1958, l..1 m1ova halia . Firenze. Q u Es TA a t: e o LA deJl'aiuto reciproco è molto :s,•iluppata, ma - per la verità nou sempre praticata spontaneamente. Anche teorica– mente non sempre (gli alunni) riescono a giungere alln giusta conclusione in questa di{lìcile questione dei forti e deboli, rapidi e lenti, intclligcutj e tarcli. S'era in classe, nell'ora di letteratura. Mi sembra che la discussioné sia scoppia11, dopo lo lettura di un brano (se non sbaglio, La buona Terrtt di P. Buck) che p•rlava di un padre che doveva vendere come serva uoa iiUO figlia per far fronte alla situazione difficile. Si pose subito il problema: è lecito, e ammesso sacrificare l'individuo per il bene della colleuività? Su questo punto la conversazione fu breve e la conclusione unanime fu: in determinate circostanze è l'individuo che va sacrificato per la comuni1à e non viceversa. Ma il problema difficile doveva ancora venire: chi dc,•c essere pcri.ficato? secondo quali principi s'ha da designare la vi11ima? Qui (u silenzio e lunga riflessione. Cominciarono poi a parlare, a stento, esi– tando, malsicuri. A poco a poco si fece strada, a tentoni, un concetto: il debole va sacrificato. L'ammantavano di ideologia, asserivano gravementu che bisogna arrecare alla società il danno minimo, e perciò non privarlll delle sue forze migliori, si afTr,mavano a dire che ciò va fatto solo <1uando non c'è via di scampo e che anzi. - normalmente - il debole va aiutato e protello; ma giravano sempre intorno a quella conclusione, pur senza e~ QUDciarlaio una frase breve e 11pietata. La situazione era l)OCO11irripatica: 1edev100 in classe ,ru• e Jà dei ragazzi che apparteQevauo a <ruella catego• ria: quello era debole di solute e non rendeva molto nel lavoro, quella, era limitala dal p1lnlo di vista intellettuale e non era certamente una {o,7,it della eocietà, quell'altro era un pò discolo e indeboliva continuol.Jjlen1e la eoesiono della clHse con le sue marachelle: eccoli· li tutti seduti. mu~i, de1igoati al sacrificio. · Senu accorgen;ene, i raguzi, le colonne della classe le li. butt.van~ 313'

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