Volontà - anno XII - n.2 - febbraio 1959

SCHEDE DI PICCOLA ECONOMIA lo zucchero di Cubo DOPO la lotta armata conlro le forze reazionarie di Batista, il liberato- re fide) Castro dovrà occuparsi di liberare il pa.ese dai suoi pudroni reali, <1uelli che hanno avuto sin qui la possibilità e la necessità di mante• nere il ,,acsc nelle condizioni semi-feudali in cui si trova. Cioé gli Stati Uniti. JI ruolo giocato dal petrolio, in mani americane, nel Venezuela, é lerrnto a Cuba dalla canna da zucchero. Nel 1957 Cuba ha incassato 810 milioni di d'ollari di cui 610 provenivano dall'industria zuccheriera. Al se– condo pos10 viene il tabacco con 45 milioni di dollari, poi il cacao e l'indu– stria mineraria. Più della metà dello zucchero é venduta agli Sa1i Unili, i quali Pac– <1uis1anoR un prezzo superiore ni prez:r,i mondiali in corso e detengono co– si In chin\•e della prosperi1i1 o dellu miseria dell'isola. Che vuol dire poi la chiave della politica cubana. Ogni volta chr- il governo di Washinglon de– siderava ollcnere <1ualche cosa, gli era sufficiente far intervenire gli indu– striali dello zucchero, che costituiscono i suoi migliori 1>orlavoce negli in• teressi americani a Cuba. L'economia cubana C in sostanza un'econorniu comple1arnentare di <1uelln nmericana, la realizzazione del sogno contem1>lato nel Piano Mar– shall per l'Europa e tulli i paesi solloF-viluppati. lnfo11i Cubn accquista in America gran parte dei prodotti alimentari che le Canno difetto, come fa. rine di grano e riso, che 11011 vengono coltivate localmente per non diminui– re In produzione dello Zucchero. Sorge quindi il 1>roblcmn di una ricon– versione della produzione, al fine di eliminare lo étato di di1>cnc1rn:r,adagli Stati Uniti. Ma non si traila solo cli <ruesto. Cuba ha bisogno di svilup1>are le sue imlus1rie che attualmente sono per il 45% nelle mani di interessi america– ni. Senzn contare inohre il numero delle miniere di nikel, rame e (erro che al solito sono proprietà statunitense e il cui S\'ilu,,po 1>rodu1ti\'Oviene controlln10 accuratamente al fine di non modificare le condizioni dei mer– cati internazionali ( 1>rezzi) e che costituiscono nello stesso tempo una ri– serva strategica in caso di guerra. Come si vede chiaramente il problema della libertà a Cubn hn In chia• ve negli USA. E' ciò che succede in tanti, troppi paesi del mondo, sia che la chinve si trovi a Washington, Londrn, Parigi, l\foscl,. Si chiama « pro– prietì1 » e un giorno, uno dei tanti Horpassati della noslru ~toria, Proudhon la definì un furto. Ma non l'rttno tem1>idi scienza, <1uclli. 83

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