Volontà - anno XI - n.12 - dicembre 1958

dipenderà daLl'amore che il generale lw per il mito De Gaulle che il popolo francese abbia più o meno libertà. t /rance.~i non vogliono sentire pronunciare la parola « fasdsmo » q1w11do si parla dell'attuale situazione del loro paese. Infatti per ora non vi è /<LSCi.smo, vi è paternalismo. Ma il conformismo dilaganle, l' accetia– ::ione rassegnata di quanto sta accadendo, la mancanza di ogni spirito di rt:sistenzn e la rinuncia ad ogni rivendicazione del movimento operaio (pare che t.ut.ti.si siano dati la parola d'ordine cc non è il rnomento di agi– tarsi! l>) e la sua voio11tà di conservare lo status quo per la paura del peg– g;o e clell' avveri turo. crea110 il clima e le condizioni favorevoli (llLO svifoppo del morbo totalitario. E questi nostri timori ci sono dettati dal– l'amore che abbiamo per la Francia. Ogni uomo amico del progresso e delfo liberuì guurdci alla Francia come al paese della cultum, della demo· cra::ia. Sn che cosn essa rappresenta nella storia del pensiero moderno e del– la lib('rtà <' la sente un poco come fo propria patria. Si augura vivamente clw le sia rispa.rmùita l'esperienza dolorosa e avvelenante di un regime towliwrio. Salvandosi la Francia dal contagio del totalitarismo anche gli altri poc.<1i d'Europa potranno guardare con più fiducia l'avvenire. G. BERNERI LUTTI NOSTRI Due cOmJJagni di ,ccchia miliram:.1 ci hanno rccc111emcnte lasciato: Nino Napo– litano cd Alberto i\leschi, JI primo è deceduto a Palerlllo dove si era stabilito dopo 111caduta del fascismo, insieme con la sua compagna Cclcsle che l'aveva accompagnalo in lutte le sue pcrcgri• nazioni. duranlf' nn esilio che a,·e,·a duralo venti anni. Egli ha concluso una lunga vita di mili1ante (era ve1mto giovanissimo all'anarchismo) lineare, chiara e coerente. Tulle le nostre pubblicniioni l'ebbero come collaboratore, ma in particolar modo L'Adunala <lei Refrattari alla (p1ale inviava con regolarità i suoi scrilli, tanlo che il suo ul1imo è stato pubblicato dopo la sua morte. Ogni compag,no che se ne va lascia un grande vuoto tra le nostre file e grande è la triste:irn che se ne prova. Alla sua compagna che gli è slata sempre fedele c,I affe– :r.:ionala, poMano esserle di conforto, in queste sue ore di dolore, la ooslra s"lidaric1à morale e la nostra simpalia. Anche Alberto Meschi, l'uomo della pielra, se ne è andato. Era una figura amala e stimata doi lavoralori per tutto quello che egli aveva sapulo dare alle lolle di riven• dicazioni salariali e sociali. Se i cavatori carrarini furono i primi ad ottenere le sei ore di lavoro giornaliero, con rclribuzione di 0110, lo si deve all'opera coraggiMa ed inde– fessa di Alberto Meschi. Un uomo puro di cuore, che non pìegì. mai davanti agli adescamenti del funziona• rismo sindacale, che rifiutò sempre ogni compromesso, che difese sempre 111causa dei lavoratori, che 1ireforì vivere e morire povero pinttoslo che acceuare comode pre– bende. Anch'egli conobbe il lungo esilio con il suo corteo di sofferenze e di miserie. Fu, forse, uno dei pochi uomini che, di .ritorno nella ~un Carrara, dopo la caduta del !ascismo, ebbe dimostrazioni sponlanee di simpatia che furono ,·eramente grandiose. Come lu grandioso l'ultimo estremo omaggio che 1,, cittadinanza carrarina e la genie del (emarmo» gli ha tributato in occasione dei meri funerali. E' s1a10 questo un omaggio che egli si è ben merilato per le sue qualità dì difensore dei lavorfl!ori, di uomo onesto e generoso. 686

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