Volontà - anno XI - n.11 - novembre 1958

zionc, pronti però, domani a sabo– tare, la statalizzazione. Questa è la realtà. I capi del sindacalismo riformista avevano bisogno di greggi, di tesse– rati ubbidienti, per poter rimanere indefinitivamcnte ai loro posti di cui si sono costruiti una comoda cuccia. E' l'eterna tattica autoritaria e sfrut– tatrice: abituare • le masse a non prendere nessuna iniziativa per con– to loro. E con il tempo questa tatti– ca ha dato i suoi frutti. Una causa per trionfare deve ave– re in sè una grandezza morale che imponga il rispetto anche ad un par– tito avversario. La causa riformista del 1u·oletariato, così come essa è impostata, vilmente e incosciente– mente, non impone rispetto. Spesso le rivendicazioni operaie oltrepas– sano ciò che il capitalismo può real– mente conced'ere, dato lo stato di di– sorganizzazione o di crisi in cui si trova. Per ottenere ciò che i lavora– tori chiedono dovrebbero fare una rivoluzione, ma vogliono lasciare ai capitalisti la respousabilitit e la di– rezione delle oHìcine e dei posti di lavoro. Non si preoccupano che le loro rivendica.zioni conc.lucru10 a'd una via senza uscita, all'aumento dei prezzi, di cui i consumatori (cioè il popolo) tanno le spese. Così, in Francia, dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi si assiste alla corsa incessante tra salari e prezzi, sempre a vantaggio di que– sti ultimi, e ciò è stato ed è motivo di lamentela, di proteste inutili, di appelli alle autorità che sono impo– tenti a rimediare il male e di scio– peri che non cercano mai di supera– re il quadro del capitalismo. Uno dei fattori che aiuterebbe a miglio– rare seriamente la situazione dei la- 608 voratori, sarebbe l'organizzazione spontanea di ciò che viene definito << circuito diretto », cioè la vendita dei prodotti, sopratutto agri.coli e alimentari, dal produttore al consu– matore. Ma per fare ciò è necessa– rio prendere la responsabilirà d'or– ganizzare dei gruppi e delle coope– rative di compra-vendita e di animi– nistrarle, e di saper bene impiegare il danaro. La maggioranza dei lavo– ratori rifiuti di prendere tali re– sponsabilità. La demagogia politi– ca e riformista li ha abituati a chìe– dere ai governi d'intervenire per fa. re ribassare i prezzi e la tendenza del minimo sfort:o ha coinciso con lo influsso di questa demagogia. E il peggio è che, in fondo, i lavoratori si rendono ben conto dell' inutilità delle loro richieste, delle loro riven– dicazioni, delle loro proteste e capi– scono che nessun ruiglioramento è possibile attraverso tali vie. Non si fanno nessuna. illusione sui risultati d'egli scioperi e degli interventi dei loro leaders o capi sindacali, ma manca loro il coraggjo l)lorale e così cercano d'ingannare se stessi. Si ritorna, così, a quello che l'a– narchismo si è sempre sforzato di mettere in rilievo (qualche volta con un po' troppo esclusivismo. per rea– zione alla tendenza opposta): senza co~cicnza individuale, senza volontà inclividualc, senza eull\lra adeguata non si può Care nessuna trasforma– zione sociale profonda c duratura. Non è suCficiente ai lavorato!'i csscl'e dei lavoratori, è necessario. che siano degli uomini, in tull.a l"n 1 ·– cezione d'ella parola. Il sindacali– smo, mettendo in prima fila il pro– duttore e non vedendo che lui, ha eliminato dei !attori essenziali pel" fare una rivoluzione. Non basta esse-

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