Volontà - anno XI - n.11 - novembre 1958

pria confessione, precisamente quel– la parte della sua teoria ha subito i.n grado notevole· l'influemm delle dottrine nrnhusiane. Malthus, che sosteneva il principio che « la tavo– la della vita non è apparecchiatu per tutli », non solo era un uomo pro• fondamentc religioso, ma t!ra anche llll succrdot<'. E Kropotkin, « male• rialisla » dichiarato, che non crede– va in nessun Dio personale, dalle conclusioni di Darn 1 in sviluppò la fi– losofia del mutuo ap1,oggio, nata dal J>iÌ1 profondo amore umano. Nou sostengo che uno s1,irito reli– gioflo non possa essere una buona persona. Un uomo J)UÒ credere in Dio cd essere una delle creature pil, nobili della terra. Però lo stesso 1,uò avvenire anche <1uando si tralli di uomini che non credono in nessuna divinitì, personale, e sono (crma– mcute convinti che l'uomo adora in Dio solo il pro1>rio ritratto. Kro– potkin, Reclus, Owen, Malatesta cd altri cento, stavano, malgrado la lo– ro o: iucreduli1à », tra i rappresen– tanti socialmente pilt sensibili <lella razza umana. Non il segno esterno o la nCCC!iJ-ilitpersonale della fede formano gli esseri umani reali, ma Jn eond'otta di Cronle ai propri simi– li, il rispeuo verso la liberti, degli altri, la compassione verso il dolore del prossimo, la profonda uecessitì, d'una giustizia per tutti. La religio– ne è, in genere, un concetto mollo inclcfinito. La parola latina rcligìo significa il vincolo con qualcosa di su1>criore. In questo senso ogni et-se– re di inclinazioni idealiste è un esse• re religioso. L'uomp può chiamare diuino il valore supremo a cui aspi– ra. Sulle parole non vale la pena di– scutere. Però il Dio che si crea, de– ve rimanere il suo proprio Dio. Nel 598 momento in cui lo s'impone aglì al– Lri, si converte in cilicio del prossi– mo. Questo è applicabile a Dio, ad ogni «verilà assoluta», ad ogni idea. Giacchè per lutti noi è valida la fra– se di Goethe: « Com 'è una persona, così è il suo Dio. Per questo si con– vcrle spesso la divinità in deri– sione>>- Non sono le idee, tanto se attri– buiamo loro un'origine divina, quanto se attribuiamo loro un'ori– gine umana, le cause della nostra sventura; è la mancanza d'idee, la graduale petrifìcazione delle conce– zioni viventi in dogmi morti, in cui s'asfissia lo spirito e si perde la ca– pucità d'azione. fdec che influisco– no sul nostro sviluppo spirituale sor– gono sempre dalle circostnuze della epoca e da certe necessità della vita come il frutto dal fiore sull'albero. Le idee non si muo,,ono nell'aria; si sviluppano dnlle condizioni dell'am– biente materiale in cui vivinmo e reagiscono su di lui, aiutandoci a modificarlo. Sorgono nuove iàec purchè il 1em1>0sia maturo per la loro nascita. Le uniamo s1lesso al no– me d'alcuni indi"id'ui e troppo fre– <1uentemeute dimentichiamo la loro formazione graduale, che precede la forma definitiva che acquis'tano attraverso l'energia intellettuale di un uomo di genio. L'idea delPevoluzione non [u jn. ventata da Darwin. Ebbe una quan– tità di precursori fra tutti i popoli del nos1ro ciN'olo culturale. come Diderot, Trevirianus, Lamettrie, Iluffon, Goethe, Lnmark, ccc., pri– mn che Darwin e \Vallacc riassumes– sero le esperienze dei loro prcd'e– cessori e le proprie. Il cosidetto marxismo, che non ebbe influenza

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