Volontà - anno XI - n.11 - novembre 1958

di tèrre li adibiva, quale sua pro– prietà personale su cui aveva diritto di vita e di morte, ai lavori agricoli delle sue piantagioni di cotone, di canna da zucchero e di tabacco. Nel nuovo ambiente i negri si di– mostravano, in generale, buoni la– voratori, docili e sottomessi; ai fug– gitivi e ai ribelli i padroni e la Jeg– le applicavano castighi atroci che spesso finivano nella morte. Prima della Guerra di Secessione l'economia del mezzogiorno era ba– sata sulla mano d'opera degli schia– vi e la vita del sud era virtualmente dominata dai piantatori, i quali non possedevano soltanto la terra, ma anche gli impianti per la pulitura e l'imballaggio del cotone, le raf– finerie dello zucchero e i locali per seccare e stagionare il tabacco. Inol– tre, essi possedevano altresì i mezzi di trasporto fluviali e stradali, allo– ra di ca1>itale importanza, essendo le ferrovie allo stato embrionale. Dato l'indiscusso, assoluto pred'o– minio economico degli aristocratici piantatori, non esiste\'ano medie classi e la popolazione si divideva nettamente in tre categorie: i ricchi bianchi, i poveri bianchi e gli schia– vi negri. Codesti ultimi, come schia– vi legali, cioè in quanto proprietà padronale, avevano una capail:na, u– na cuccetta e il cibo assicurali; giacchè lo schiavo rappresentava un invcslimento finanziario che i ne– grieri avevano interesse a protegge– re, alla stessa stregua con cui una macchina o un animale da tiro de– vono essere mantenuti iu condizio– ni di produttività se si vuole ottène– re un ragionevole rendimento cli la– voro, o di prod'uzionc dw dir si voglia. I bianchi poveri. invece, erano li- beri; liberi di morire di s1enti nella lotta ineguale contro la disoccupa– zione, la fa~ue le rnalatlie, Ja pover– tà e i capricci degli elementi. Nel loro squallore, codesti proletari bianchi - vittime del latifondismo feudale locale ~ consideravano i ne– gri responsabili del loro stato e Li odiavano a morte; abbrutiti dalla miseria e dal pregiudizio di razza e– rano incapaci di dislingucre i veri nemici nei padroni sfruttatori e. co– me spesso avviene fra i diseredali, si accanivano ingiustamente contro i proprii compagni di sventura. Di conseguenza i negri, dal canto loro, odiavano e dileggiavano j loro denigratori affibiando loro il nomi– gnolo di whitc trash, immondizia bianca, cioè i bianchi di minimo conto e in questa d'efinizione certa– mente non si sbagliavano. Dopo l'a– bolizione legale della schiavitù i ne– gri si trovarono improvvisamente faccia a faccia coi pro1etari bianchi nella spietata concorrenza del mer– cato del lavoro in un ambientte satu– ro cli sospetto, di oclio e di minacce contro gli ex schiavi, i quali, privi <lella protezione padronale di una volta, si videro fatti bersaglio crude– le da tutta la popolazione bianca: dei padroni che si credevano in dirit– to di sfruttarli più di prima e dalla persecuzione dei commercianti e dei lavora1ori bianchi che consideravano i negri responsabili della guerra, della crisi mouetl}ria, della disoccu– pazione e di tutti gli altri mali so– ciali del loro tempo. l\fa la Guerra di Secessione e la conseguente abolizione d'ella schia. vitù non costituiscono che una tappa sanguinosa nella tragica storia de– gli afro-american.i, il cuì innesta– mento nella vita civile, politica, so- 591

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