Volontà - anno XI - n.10 - ottobre1958

Innrnto su tutti gli aspetti del pen- 1-iero e delle conoscenze dell'uomo. perchè 1utte le ha approfondite ed a tulle ha apportato una nota nbovn e a tulle ha dato un impulso origi– nale. In verità non è possibile voler nn– "hc solo tentare di riassumere la 1, l.ln 0 1>cra, se non così come abbia– mo lutto a sommi capi, cercando di scopTire l'idea che guida queste di– vrrsc opere, ne si può pretenclerc, con un semplice articolo, di a\•eme falla uu· analisi, data appunto la ('Omplessità e la multiformità del suo pensiero e delle direttive che <'!ISO ha preso di volta in volta. Ad aiutarci a comprendere meglio la flua opera surà la conoscenza Sella ,-,uavita perchè tuilo il suo modo di vivere ha indubbiamenle avuto su di essa una grande influenza. Era unto il 4 aprile del 1858 in un paesino dell'Ome, e dopo aver terminati gli studi venne a Parigi a 25 anni. Entrò quale bibliotecario alla Biblioteca Nazionale e subito incominciò anche a collabornre nTia allora molto nota rivista Mercure <le Frt1nce, e sarà proprio in se• guito nd un articolo pubblicato nel 1891 in questa rivista che sarì1 co• t-tre110 a lasciare l'impiego nella bi– hl ioteca. Era allora un bel giovane, ma un terribile male gli rovUiò il , iso in tale modo, e d'allora usci– rit ,,ochissimo da casa, sr non per andare due o tre volte alla se1tima– na alla redazione del Mercure de France a conversare col direttore Vallette e a portare i manoscritli. Un lusso che si permetteva: rien• rrando si soffermava dai librai istal– Jati lungo le sponde della Senna. Tutta la sua vita dovC\ 1 a svolgersi in uno .spazio molto ristretto: dalla 5~6 rue de Saint-Péres, do, 1 e abitava,. lungo la Senna dove vi erano i Ji. brai, fino alla redazione del Mercu– re de France. Jl .suo ,,ero mondo si era ristretto a queste poche vie ed alla sua camera, diventata una cella piena di libri. Fisicamente solitnrio, anche il suo cervello solitario dava l' assalto ai pensieri pili arditi, ma in un uni• verso monotono. Gli mancava l'ele~ mento col quale rinno, 1 are la sua visione delle cose e la deliziosa ma– teria che cl:t il silenzio e la parola degli occhi che hanno scelto. Era una profonda sofferenza la sua, che non lascia,•a trasparire, pur se le sue condizioni gli erano ric0r– date ogni volta che entrnva in con– tallo colla gente. Chi lo vedeva per la prima volta riceveva una terribi– le sensazione, tanto il suo viso era stato sfigurato dalla malattia. Suo fratello, Jean de Gourmont, raccon– ta un episodio doloroso. Quando Re– mv, rimessosi dalla malattia andò co 0 l fratello al paese natio a visitare i genitori, alla stazione trovarono ad aspettarli il padre. Questi, ve– dendo venire suo figlio Jean con un altro viaggiatore, gli disse: ebbene, dov'è Remy? Non l'hai 1>ortato con tè? Uemy de Gourmont era davanti a lui e non l'aveva riconosciuto. Un suo amico, lo scrittore Paul Leautaud, che Iu per hwghi anni iedattore del Mercure de France, racconta che una volta una donna 7 passata vicino al Gourmont 1 dopo averlo b'llardato im1>aurita si co1>er– se gli occhi col fazzoletto. Un'altra volta, mangiava con lui al ristoran– te Duval: delle signore sedute ad una tavola vicina alla loro, quanclo videro il Gourmonl, si alzarono su~ bito per andare ad una tavola più lontana.

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