Volontà - anno XI - n.10 - ottobre1958

C'h.:0: in definitiva, nè gli esseri, nè le co.«" ,:ono perfette sì da instaarare e garantire un mondo moralmente ar• monico ed ordinato, non essendo perfclla la natura che è le cose nella loro totalità. Vi sono tanti slogan che corrono nella bocca di mohi e sono ormai consacrati nella cultura ufficiale dei nostri 1empi; alcuni di essi, se non ,;11no falsi addirittura, per lo meno non racchiudono in sé conceti? so• slauziali capaci di guidarci verso il J>rogTesso.; perciò sono inutili. Uno di (·,;desti slogan !! costituito e fon• dato 1aul timore che 1,4olti hanno del pro~re1;i::.o tecnico; timore che, se• condo l'opinione comune dovrebbe danneggiare la personalità umana, soprattutto nella sua 1riplicc mani• Iestazione e attività artistica, etica e religiosa. Si dice, pertanto, che l'uomo si mcccanicizza, allontanan• dosi, cosi, dalla spontaneità della natura. Camminane-lo, e, col progre• dire della scienza, l'uomo rischierà di diventare un automa in bnlia dei suoi strumenti di lavoro ed incapa– ce di fare uso dei vari suoi sentimen– ti, della saa volontà ed intelligenza, quali1à che lo distinguono e lo pon– gono alla sommità degli esseri del– l'universo. Ma in verità non sappiamo se tale 1imore sia pil1 infondato ed esagera– to che calunnioso, pcrchè nel i;uo accorato allarme e nel conseguente invito che fanno taluni a porvi ri– medio non tanto s'odono le voci sin– cere anelanti al ripristino e al recu• pero di qualche cosa realmente per– dula, ma la nostalgia di posizioni che la scienza mano mano va sfal– dando; posizioni invero· tanto ,·are e comode a talune caste e a taluni ceti retrivi <-he ancora si ostinano a tenervisi ben aggrappali. Sanno, in– fatti, costoro che, codeste tradizioni si formarono in tempi densi di oscu– ritit nei quali fiorirono ondate di fanatismo e in cui leggende ed isti– tuzioni ormai i1isostenibili, perchè assurde, si affermarono e fecero a gara per imbrogliare e intorpidire la l°Oscienza, ove ce ne fosse, già ab– ba~tauza torpida di genti d'ahre e– poche, le quali, in mezzo a quei ma– rasn,i e-d oscurantismi, non poteva– no il'-:mrgcre al rango c al privile– ~iu di persona umana. Nel timore •·he la ~cicnza di oggi spazzi via tali tradizioni, costoro se la 11ren<lono, fra l'altro, (·ol tecnicismo e le sue presuule ed infondate ripercussioni a d«nno della personalit.i1 umana. In verità l'uomo, qualunque siano i mezzi ed il modo con cui lavora, ha sempre con sè, perchè li porta i:lalla sua inlima costituzione di essere u– rr.ano, uu com1>lesso di sentimenti e di qualità che procedono dalla catti– ,·nia alla bontà: possiede l'intelli– genza e l'astuzia, il senso della mo– rale e quello del pervertimento. Sia, dunque, ehe modelli, ad esempio, un tessulo guidando la mano con in– telligenza e attenzione, sia che Ol• lcnga lo slesso girando un inlerrut~ tore o con la facile manovra d'una manovella, l'uomo sarà sempre lo stesso: buono e cattivo, romantico e illuminista, pietoso e strafottente, sadico ed umano, religioso ed ateo~ socievole e misantropo, genio ed i– diota; e spesso tali qualità si alter– nano nello stesso individuo secondo gli umori e le età e seco·ndo le circo• stanze in cui prevalgono talune an. zichè tal~ altre posizioni. Insomma un mezzo, uno strumento da lavoro nulla può togliere o aggiungere al comportamento dell'uomo, alla sua 52"7

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