Volontà - anno XI - n.8-9 - agosto-settembre 1958

quale non avranno più ragione di sopravvivere. Qui però siamo ancora suJla so• glia dell'inierno parassitario, sebbe• ne per ora questi pochi esempi pos– sano bastnre. Una guerra, un'epidemia, un'àllu– vione, un disastro tellurico, tradot– ti in termini contabili e ripartiti su una popolazione, poniamo di cin– <ruanta milioni di unità, possono pe• sare, nei casi più lievi, per una quo– ta di perdita individuale dell'ordine di decine di migliaia di lire, anche perchè si tratta di fenomeni saltua– ri. Ma questa contabilità può dive– nire sbalorditiva, se si mettono le mani sni fenomeni delle passività occulte e costanti. E allora non si vede perchè di questi fotti ci si d'eb– ba disinteressare, quando uno dei pilastri della nostra esistenza è i'e. conomin. Sempre basandoci sul metodo del confronto, scendendo dal generale al particolare, tenteremo di immagina– re una città-giardino almeno nellè sue stnitture fondamentali, confron– tand'ola con una delle nostre città; non senza approfittare dell'occasio– ne per dire agli avvcrsani del « pro– grammismo » che, sebbene il mondo sia in continua c,•oluzionc, gli sche– mi hanno sempre la loro importan– za anche in mal.eria di sociologia. Già abbiamo detto che la città in genere è lo scompartimento elemen– tare della convivenza umana, e si può essere d'accor<lo che, se muta– menti possono avvenire sotto ogni riguardo, la città quale ente fonda– mentale della convivenza umana è o sembra una realtà perpetua, al pa– ri della necessità dell'alimentaz'l>ne, del vestiario o d'ell'istruzione. Il carattere dell'auspicata autosuf ficienza della città-giardino, comu– nità tipica dell'avvenire, anche sotto l'aspetto della libertà è pure accet– tabile. Il federalismo, poi, si conci– lia col solidarismo. L' autosu[ficienza prcs11ppone un territorio capace, almeno potenziai- . mente, d'una produzione adeguata al numero degli abitanti, che si po– ne nella densità di centomila, cioè di un abitante per ettaro, sicchè il territorio d'una città sarebbe di cen– tomila ettari, pari a mille chilome– tri quad'rati. Se avventurarsi nel campo delle soluzioni non è indiscrezione, ri<'or– deremo a titolo indicativo che l'iso– la di Rodi è di 1412 chilometri qua– drati, cioè alquanto piìi grande d'u· ua citta-giardino, e che la Sicilia, se fosse tutta colonizzabile, di queste città. ne potrebbe contenere circa venticinque. Non è senza esitazione che si osa affacciare ipotesi così impegnative, anche se il fondamento di questa lrattazione è l'economia, oggetto CO· sì scottante d"elle realtà quotidiane. Tuttavia le ipotesi come mezzo d'in– dagine sono efficaci per il notevole e imprevedibile numero di problemi che possono sollevare, senza contare che dopo tutto anche l'esito negativo d'un'indagine è un modo d'avvici– narsi o di raggiungere la verità. L'attrezzatura agricola-industriale, e quelle complementari, ci prospet• tano un armonico complesso di fah, briche, di istituti e altre opere per cui è dato intravedere la città-giar– dino come scompartita in sezioni, ciascuna con un compito specifico, ma tutte in stretta collabornzione per fornire ogni mezzo di vita alla cittadinanza: sezione alimentazione; 501

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