Volontà - anno XI - n.8-9 - agosto-settembre 1958

2 - conlinua del N. S DISCUSSIONI SOCIETA' DI DOMANI _N ELL. ARTICOLO « Società di domani > sulla rivista 'I' olon• là, maggio 1958, n. 5, sostenendo la necessità che per trattare concre– tamente di riforme sociali occorre tmo schema di società, che almeno in teoria serva come mezzo di con– fronto contro la società che si vuole criticare e riformare, abbiamo as– sunto quale base di una futura so– cietà nu ordinamento di comunità federnte. Intanto bisogna aggiungere che per quanto riguarda l'estensione di t:m tale ordinamento in senso mon– diale, comincia a essere anche su– perfluo rilerirsi per analogia al co– smopolitismo di Socrate, di Einstein o di altri sommi, tanto ormai questa idea sta divenendo d·i pubblico do– minio. La ferrea interdipendenza dei rap– porti sociali del mondo - per la quale già è certo non esservi fatto ahnai che non sia anche fatto nostro - ci autorizza ad accettare senza riserve la verità che tutto è sociale, anche se poi certi corollari di que– sto principio possono apparire a prima vista incredibili, come quan– do si afferma per esempio che, tra beJligeranti, affondare una nave al nemico è lo stesso che affondare una propria nave, e che dunque in en– trambi i casi si tratta nient'altro che 498 d'un fenomeno di autodistruzione. Dice perciò che, per potere me– glio individuare i difetti stmtturali e funzionali dell'attuale società, bi– sogna immaginare il mondo come so costituisse una sola azienda, è con– seguenza delle prcrucsse suesposte; la qualcosa non è molto lontana da un altro concetto, purtroppo appena in fioritura: che il mondo è u,r.'azien– do. di proprietà di tutli. In fioritura soltanto, perchè tale concetto non è ancora neppure un !rutto acerbo, ed è per questo che l'umanità continuerà a dominare, sino a quand·o non si sarà lormata la coscienza che il mondo - occorre ripetere - è un'azienda di pro– prietà di tutti. Se in questa società individualista veniau10 improvvisa– mente a scoprire d'essere eredi d'una ricchezza proveuieu'te da parenti sco– nosciuti e lontani, o addirittura ne– mici, non lasciamo intentato alcun mezzo per realizzare in pieno, con• t.ro ogni contestazione, tale diritto, e ciò perchè ne abbiamo la coscien– za, rafforzala anche dalle tradizio– ni. 1\fa in quanto a intentare una causa all'« amministrazione mondia– le » per rivendicare il diritto aella nostra quota di proprietà su que– sto opulento pianetn nel quale vi– viamo, noi che dilficilmcnte rinun– ziamo a un diritto, non oseremmo

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