Volontà - anno XI - n.8-9 - agosto-settembre 1958
seguenle (u mollo ealliva 1 ma con quello che era restato dell'anno pre– cedente, e con ciò che )'Algeria po• leva fornire - da 15 a 16 milioni di euolitri - si poteva arrivare al prossi 1110 raccolto. Vi erano disponi– bili 200 litri per persone-aduhn. Ma le a»sociazioni di viticultori, picco– li e grandi, le cooperative profitta• rono della notizia che mancherebbe del vino per far salire i prezzi. Da 350 nl grado per euolitro salì a l.100-1.200 ed anche a 1.300 !rau– chi. Co1Jl1>lessivamente sono stali e– storti 325 miliardi di franchi, cir– ca melÌt della somma di franchi che costa la guerra in Algeria. PAimlin, prima di essere il Ctli>O dcli' uh imo ministero della Quarla Repubblica, era stato nel gabinetto precedente ministro dell'economia e dell'agricoltura. Egli aveva dato le seguenti ci(re: la frulla ed i 'legu– mi per i quali i coltivatori avevano ricevuto 200 miliardi era stata pa– gata dai consumalori 750 miliar<1i. Una differenza di 550 miliardi, è veramente esagerala. I commercian– ti, gli intermediari fanno di conti• uuo riaJzarc il coslo deJJa vita. Ma la federazione nazionale dei proprie1.1- ri agricoli recentemente ha dichiara• lo che il prezzo dei prodotti agri– coli deve essere amnentato sul Juo• go della produzione del 50 per 100. Si possono facilmente imaginare <ruali conseguenze q-uesl'aumento 11- ,•rà l!!lli prezr.i di vendita. Secondo il ministro delle finRnze del gabinclto Pflimlin, l'insieme del bilancio sociale della Francia per il J958 è di 4.393.000.000.000 di fruo– chi. Ciò cÌà 99.8•10 franchi per abi– tante e 399.360 per (amiglia di qual• tro persone per anno. Si capiscono gli inverosimili sciupii, le ruberie, Je fudanterie cui dà luogo un tale sistema. Ancora una voha in questo sistema statale ed irresponsabile « O• gnuno cerca di ruharc a tutti » 1 o quasi. Gli onesli ne sono le vitlime. Lu solidarie1i1 sociale si deve fare in altri modi, e si comprende la furi– bonda passione con cui Proudhon denunciava le soluzioni « comuni– ste» dei riformatori di S1ato demo– cratici della sua epoca. Non parliamo delle im1>rese na– zionalizzate di cui lo Staio paga, con il danaro versalo da lullo il popolo e sopratutto dai salariati, il defjclt che raggiunge, in tullo, una media che secondo le annate va da 400 d 600 miliardi. E notiamo che i lavo– ratori di <1uesle industrie trovano perfettamente giusto che le imprese pri,,ale 1>aghino per essi. Vi è in <1uesto una nuova specie di privile• f?i i cui beneficiari ne esigono la con• servazione grazie ai loro sindacali, le loro Cederazioni di sindacati, gli scioperi, se sono n<'cessari. li caso dei ferrovieri è tipico. La amministrazione delle ferrovie occu• pa e stipendia 335.000 impiegati at• 1i"i e 385.000 pensionali i quali per• cepiscono il 75 per cento del loro stipendio. Molti di questi ultimi vanno in pensione a 50 anni - men– tre è a 65 anni nelle imprese pri– ,,ate - ed esercitano \IO altro me– stiere. I viaggiatori debbono pagare. Ma i ferrovieri non pagano per viag• giare, e neppure i )oro figli 1 nè le loro mogli. nè i loro genitori, nè i loro nonni, nè i Joro zii e zie. Si ca– pisce che ogni lavoratore cerchi di «vere una buona rimunerazione, ma 485
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