Volontà - anno XI - n.8-9 - agosto-settembre 1958

gio e una perlinacia degni di lode e d'ammirazione. Tutti questi avvenimenti, tuttavia ebbero luogo dopo la pubblicaziouc del citato numero di << Liberation », cd in esso quindi non se ue parla. Nè si parla, se non nel modo pili ge– nerale, delle diffìcohà che il movi– mento comunitario incontra in un mondo che quando 1;ton gli è diret– tamente ostile, non gli è mai favore– vole o geniale. Vi si parla invece, e « in exten– so >l, delle diCficohà che Sorgono in– ternamcnle a una comunità i cui membri si propongono di vivere non solo ispirandosi ad ideali di gran lunga superiori a quelli della gran– de società che li circonda, ma pure in condizioni che rigidamcnle im– pongono la realizzazione immedia– ta, almeno par.r,iale e in superficie, di questi medesimi ideali. La pili islrutliva di tulle le espe– rienze comunitarie recenti è a que– sto riguardo senza dubbio quella dei Kibbutzim, analizzala dall'antropo– logo all'università di Connecticut, Melford Spiro, nel suo libro « Kib– butz - Venture in Utopia», pub– blicato nel 1956 dalla Han,ard Uni– versily Press e riassunto e commen– tato in « Liberntion >> da Roy Finch. Si contavano ancora nel 1954 ben 76.000 persone comunitariamente organizzate in lsraeli sui principi della religione del lavoro, della pro– prietà colleuiva, clell'autorità limi– talnmente e a turno esercitata, e del– la subordinazione clegli interessi in– dividuali a quelli di grup1>0. Va ricordato che tutta la vita dei Kibbutzim è impregnata· d' asceti– smo, e che vi pesa una catoniana condanna sul vizio del bere e del fu. mare, sull'uso di cosmetici e di ve- stiti Cuor dell'ordinario, su oggetti di lusso o che incoraggiano l'indo– lenza, e infine su ra1>porti d'ordine sessuale prima del matrimonio. L'attuale crisi dei Kibbutzim, che si maniie'sta da .una parte in un nu– mero crescente di dimissioni e di compromessi per evitarle, e dall'al– tra in un lento ma sicuro sviluppo della proprietit privata e nell'assun– zione di lavoratori dall'esterno se– condo il sistema capitalista, pare sia principalmente il risultato di un:, naturale reazione all'ascetismo dei suoi pionieri. Lo scontento versa principalmente sulla mancanza di privatezza, sullo sfor-✓.o e il disagio psichico che cau– sano l'esser continuamente esposti agli occhi d·et pubblico ed il dover condividere con altri, dimodochè si sciupano appena nate, le csperi_en– ze piì1 intime e personali. Norma Jacobs, che s'occupò di servizi d'assistenza sociale in Jspa• gna durante la guerra civile e visse 1>erun po di tempo in una comuni– tà di Vermont, registra infatti, nel suo articolo « Community Exami– ned )) 1 fra gli ostacoli che si oppon– gono alla realizzazione dell' ideale comunitario, l'eccessiva insistenza a voler tutto avere in comune. Secon– do lei, per esenq>io, un pasto al giorno con tutta la comunità in un refettorio è quanio si può legittima– mente donrnn<l"aredi {edeltil all'idea– le comunitario in materia di cucina e di convivialità. Altri ostacoli che Norma Jacobs enumera sono: 1) una tendenza a sopravalutare la capacità di abne– gazione dcli' essere umano per un lungo periodo di tempo; 2) l'indiC– forenza, quando non il disprezzo, per la ricerca e la soddisfazione di 459

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