Volontà - anno XI - n.8-9 - agosto-settembre 1958
pili sicuro che quello dei raccolti della terra». La persistenza di questa mentalità è chiaramente illustrata dalle stati– si iche comparate dagli ovini e dei bovini negli ultimi settant'anni: 1881 ovini 845.000 bovini 279.000 1885 ovini 870.000 1900 ovini 1.000.000 1908 ovini 1.877.000 bovini 378.000 1918 bovini 337.000 1930 OVÌl)i 2.054.000 bovini 233.000 1940 ovini 1.820.000 bovini 200.000 1951 ovini 2.250.000 bovini 222.000 Arriviamo ali' epoca attuale che ""de aucora una pastorizia condotta cor; metodi arcaici ormai divenuti anacronistici anche in Sard'egna. E sono a1>JHmtoquesti metodi primiti• i che hanno dato e danno ancora alla pastorizia sarda il peso di non incliffercnti responsabiliti, nei ri• guardi del patrimonio forestale del– l'isola. Occorre parlarne brevemente an– che perchè i danni provocati dai greggi alle foreste sono ad arte im– pugnali da potenti gruppi di spe– n1latori che hanno tutto l'interesse cli non voler cred'ere al possibile accordo [ra una pastorizia nuova e delle severe misure di un rimboschi– mento che impedirebbe appunlo la continuazione di una ormai secola– re rapina. Le capre distruggono con la loro ,•orncità le giovani piante (il decreto fascista del 16 gennaio 1927, con la sua forte ed indiscriminata tassa su quello che è stato giustamente chia– mato « l'animale clei poveri », è rimasto s1erile: attualmente le capre ammontano al mezzo milione); nei periodi di siccità i pastori tagliano rami interi per alimentare i greggi; imporLanti zone boschive sono in– cendiate per favorire la crescila d'el– le erbe pascolative e, infine, i pa– stori nomadi si scaldano all'addiac– cio con legna tagliata. l';; chiaro che, dando alla pastori– zia una forma pii1 moderna, questi aspetti negativi scomparirebbero in– !',ienw ad un ,·osidetto folklore che è tropJ>o spesso dolorosa miseria. La situazione della pastorizia sar– da atlnale è nota. Senza considerare il mezzo milione di caprini, il tO• 1ale degli ovini ammonta a cir– ca 2.250.000 capi. Sul piano agricolo ciò si traduce in 1.300.000 ettari, i.u un totale di 2.400.000, adibiti a pascolo spon– taneo. Su queste immense superfici si efTc1t11ail nomadismo pastorale con la fobbrile ricerca di pascoli. Ln gravi1ì1degli affitti dei pascoli .-he - insieme alla speculazione dei monopli cr1scari - si ahha11e sui pastori, i,fmttand'o spesso la interna concorrenza, si manifesla parlicolnr• mente nel Sassarese, in Anglona. nel Nuorese e nelta BarbaW-a, cioè in una buona metà dell'isola, dove i JHoprietari di 1.en -e non !',i id'en– tificano ron i proprielari di izrc~gi e perciò lo sfuuamento della situa– zione è Cerocc. In queste regioni la rendita fondiaria è delle pili retrive e depauperatrici, le grandi f< tan• eas » mantenendo in piedi un privi– legio che non ha nessuna giustifica– zione. 453
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