Volontà - anno XI - n.8-9 - agosto-settembre 1958

di sardi collaboratori e da una mag– gioranza (ra i quali gli schiavi im– portati formavano il nucleo più Corte. Incerta è la situazione economica di queste zone sotto i cartaginesi. Sotto i romani le testimonianze, sia l>Ure alquanto contradi1toric, non mancano. Secondo Catone il Censore, che fu questore della Sardegna, l'agri– coltura trovava il suo armonico com– plemento nella pastorizia, mentre Marco Terenzio Varrone parla di un allevamento ovino 11redominante. L'analisi retrospettiva della situzio– ne, tenente conto dell'esistenza dei vasti « latifundia )) grnnarii, porta ad un quadro sociale che non è dis– simile da quello evocato da1lo stori– co Catone. Tutto ciò beninteso non esclude l'esistenza collaterale di una pasto– rizia che era qualcosa di più di una attività secondaria: la suu importan– za nell'economia romana è compro– vata dal fotto che rari sono gli in– ventari di proprietà private arrivati fino ai nostri giorni nei quali non sia questione di greggi ovini e ca– prini. Lo stesso Manno scrive (pagg. 191-192 e 234 del volume 1° della sua opera): « Fra le rustiche cure naturale maggiormente in Sardegna, una fu al certo pii', estesa che la pas1orizia. Questa {u la J>rima oc– cupazione dei coloni sardi, questa ru il conCor10 di quelli fra essi che mal volentieri sopportavano la do– minazione punica o romana, questa d·ovett'csscre la cura gradita di una gran parte della popolazione som– messa ai novelli governanti. Con questa fornivasi il volgo di quella ruvida veste che i romani nomavano 450 mastruca e che osservasi anche og– gidì. Colla pastorizia infine quei provinciali abili rendeasi a sopperi– re al doppio obbligo che loro incor– reva di nutrir sempre e di vestire talvolta i loro dominatori ». « È cosa o,•via il pensare che la Sardegna il cui suolo tanto è adatto al nutrimento di ogni sorta di be– stiame, punto non sia andata esen– te dagli antichi e dai succeduti dirit– ti di pascolo (il vecchio tributo chia– mavasi << diritto di scrittura ». per– chè i pastori delle provincie obbli– gati erano a diuunziare il numero dei loro greggi cd armenti al pubbli– co il quale lo registrava nel suo li– bro. Sotto gli imperatori, cessata la menzione del diritto di scrittura, da essi è fotta occupazione di tutti i 1>ubblici pascoli delle provincie e incamerate l'entrate) quantunque di ciò espressa menzione 11011 Cacciasi nel le storie ». Cad'uto l'impero romano la pasto– rizia, proporzionatamente al rovi– noso declinare dell'agricoltura, su– bisce un relativo sviluppo. Nei 500 anni che intercorrono dall'occupa– zione delle tribì1 gennaniche alla instaurazione dei quattro Giudicati isolani, si introduce anche in Sar– degna l'uso del cagli.o animale (cioè frazioni di stomaco di agnello ricco in presame) per la coagulazione del latte, metodo praticalo ancora oggi. Verso il 14.mo secolo, passata la fase acuta dei disastri arabi, si de– nota un vago risveglio dell'agricol– tura e la necessità di regolare questi due mondi, anticamente armonici su tulio il territorio ed ora in opposi- 1.ione, é evidente nella << Carta de Logu >) con la quale, anche perehè il r("lativo riprendere della popola– zione incomincia a determinare un

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