Volontà - anno XI - n.8-9 - agosto-settembre 1958
Per cui egli nou se ne occupa diret– tamente, subisce lo Stato ora per su– perarlo poi, In Luca 13,32, Gesì1 de– finisce « volpe>> il principe stabilito <lai romani, qnando si accorge che <Juesticon una minaccia, vuole allon• tanarlo dal suo territorio. Ancora in Luca 22,25, parla di quei sovrani che si fanno chiamare« benefattori » mentre dominano il popolo con la forza bruta. Quindi nei riguardi del– le autorità che impediscono lo Stato. Gesù ha un atteggiamento crilico e qnasi di rivolta morale contro gli abusi di esso. Quando lo Stato pre– tende pili del necessario, quando ol. trepassa i 511oilimiti, il cristiano ha il dovere di rifiutare <1ucllo che lo Stato, a torto, esige da lui. fl cristfano, secondo l'interpreta• zione del Giordani, ha il dovere di levare Ja voce contro il prepotente che manomette i diritti del menù forte e contl'O uno Stato che violi la giustizia o i diritti· naturali. Ma si è detto, i cristiani non !uro• no degli anarchici, cioè non combat• terono lo Stato come istituzione. E iniat1i questo è vero se si pensa che essi non lo fecero apertamente, CO· me risulta da certe frasi lasciate da Paolo, come quella contenuta nel– l'episl. ai Romani, 13,l ss: « Ogni persona sia sottomessa alle ataorità !tlperiori ». Malgrado lo Stato sia anti-crisliano, pcrchè combatte il male, secondo Paolo, si deve accet. tarlo perchè esso è volonti, di Dio. Ma vediamo poi che anche per lui, come per Gesl1, lo Stato è « provvi• sorio » non è qualcosa di assoluto, deve scomparire. (Epist. ai Romani 13,l s•.) . Ancora ne « [ Corinti >) 6,1 ss. Paolo invita i cristiani a non portare le lo– ro liii dinanzi ai tribunali dello Sta• to e a risolverle in seno alle loro comunità. Il cristiano deve, <1uando può, fare a meno dello Stato. Ancora più 'profonda si. fa la cri• 1ica dello stato con Giovanni nella Apocalisse. Secondo lni gli avveni• meuti umani sono determ,inati dalle lolle Ira le potenze invisibili, ossia delle istituzioni statali. Lo Stato con• <Jnistatore viene considerato come In personificazione dell'anticristo, Ja autori là statale « manifesta incarna• :;ione della potenza satanica », « la . classica manifestazione empirica del dù,volo in terra ». Esso, lo Stato, porta contemporaneamente « i tratti del leopardo scaltro, dell'orso poten• te, del leone dalla grande gola». I testi 16,13; 19,20 e 20,10 dicono che la seconda bestia a servizio della prima, è il falso proCeta ossia « il por.ere di propaganda religiosa-ideo• logica dello stato totalitario », che prepara il terreno per il culto del– l'imperatore, per la deificazione del capo. Ma quello che apparve vera. mente rivoluzionario in un mondo in cui si regolava la religione con la politica e la poJitica con la religione, fu il principio: « date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel cl1e è di Di.o »,' che distingueva i due po. teri e negava Ja religione come fun. zione dello Stato. G, Kurth ue (< Les origines de la civ. mod. » I p. XXVI dice: « Cette pamle euangelique conti~nt en ger• me une grande et p<tcifique re:volu.• tion, lo. plus co11siderable qui se soit 1 Luigi Sah•alorelli in un recente arlicolo su « La Stampa• di Torino faceva notare che la traduzione leuerale di quella frase sarebbe: r,: Le cose (greco ta) di Cesare rt::n• de1e a Cesare e le cote di Dio, a Dio». (n.cl.r.), 437
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy