Volontà - anno XI - n.5 - maggio 1958

ai Joro predeces&ori; han paura '5~– pratutto dell'anarchia (in senso mio) perchè iJ solo concepirJa è una, con- 41.anna radicale della loro essenza~ A sentirli, certi Stati d'oggi sçmbra- 1,10 nemici implacabili l'uno dell'al– tro, ma son lutti uniti .contro l'anar– chia (iu scuso m_io) appena si profi– li all'orizzonte, come già l'han di. mostra\o in più di un'occasione. L'anarchia in senso mio .. , che non ç il senso tuo, e neppur qucJlo di parecchi compagni anarchici che ti han dato la soddisfazione, col lor parlare esaltato, di constatare quan- 10 mai giustificata è la tua diLndcn• za. Qnesti compagµ.i intendono per anarchia i1 rovesciamentQ dei poteri attuaJi e l'abolizione delle attuali ingiustizie, e non guardano più in là. ·S'immaginano o confidano che, una voha fatta piazza pulita dell'in– giustizia e del potere esistenti, la li– bertà e la giustizia ne prendano il posto automatica.m.ente e perdurino indefinìtivamente senza nessuna dif– ficoltà. S'immaginano, p.roprio co• me certi tiranni in erba o rigogliosi, che una volta ch'essi avranno reti. lato la Joro parte sul palcoscenico della Storia, tutti batteranno le ma– ni e andranno a casa soddisfatti; pas– ~ata la Ccsta, gabbato lo santo. Ma la Storia non si ferma. Per dirla con frase meno solenne: a nessw1a generazione piace trovare la pappa tutta fatta da quella precedente. Per me, come per altri compagni, )'anarchia non è assenza di gover– no, se per governo intendiamo il reggimento degli affari umani. Non diciamo che non ci debbano essere dei governanti (brutta parola, ma l'adopero perChè t'è cara, perche la 1·apisci); diciamo solo che non ci debbono essere persone governalt; contro Ja Joro vç,lontil. Siamo 1 ,cc rordine o, me_glio, per J'ar010,111aso– ciale, ma non per J'ordine stabilito e mantenuto .colla forza. Siamo con– tro la forza per Ja coscienza. Ora perdi Ja pazienza. 'Ji pare che si sia Iauo uu lw1go giro per tornare al 1 pw1to di partenza. Mi ricordi sbuffando che contro la for– za ragion non vale, Rispondo che contro la ragipne noµ vale la forza, e, resta a vedere se gli uomìoi, nel loro complesso, preferiscano la ra_ gìonc o Ja forza. Che subiscano la seconda non c'è dubbio, ma che Ja preferiscano alla prima non è vero. çhe per ~ostrare la loro preferenza debbano fare ingoiare ai partigiani della forza qualche dose poco sapo• rita della loro stessa medicina è for. se inevitabile~ e l'abbiam visto suc– cedere in Ungheria, ma che la pros– sima gran rivoluzione trionfante fi– nisca come tutte le altre in uno spo. stamento di forze e, in sostanza, in una continuazione e recrudescenza del regno della forza è quanto mi permetto di dubitare. Questo perchè lo spirito umano non può essere abolito. Per secoli e secoli s'è questo spirito nutrito di miti, di sogni e di fantasie e, per dominare pili sicura, la forza s'è val– sa dell'aiuto della ragione per sgo– minarli. Ma c'è riuscita perchè la ragione è parte della vita dello spi• rito, non perchè la ragione sia la alleata naturale della Iorza. Ed ce– co che ora spirito e forza si a/Tronta– no senza intermediari; jn nome del. lo spirito e della vita, la ragione è contro la forza. La ragione dice che la forza non è sacrosanta e ne mostra l'impero per quauto v'è di pili ne– fasto. Lo spirito si spezza, ma non si piega. E così la ragione. O, piut-

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