Volontà - anno XI - n.4 - aprile 1958

CIO' CHE DEBBO ALLA SPAGNA Il 22 ff'nnoio, invitalo d41le • Amiti~., Mediterra11tt11,ic1 •• Albrrt Camu,1 prommc:iava U di-K:Orsoche pubblichiamo qui sotlo. l,i ""o ri– spomlrva. in poche 11arole, a coloro che, al momento dell'allribu:ione tlf'l premio \obel, avevano allaccato la sua opera rd jJ suo alle81Jia– mu110. Ma si LV!drà c:l1e l'essera:iole del .suo di.scorw era di 1e.11imo11iare 11110 volta di pi,i, ''°" ,o/tanto il &uo a1tauame11to all,i ,:111ua dei llpub, blic1mi spagnoli. ma U .'IUadebito 11ei loro riguardi.• L'ULTIMA volta dm mi 1:1000 tro- ''nlo tra di voi, invitato dagli « Amit·i Mcditcrrnnci )1 e dalle or– gnnizzuzio11i 8JJngnolc, mi trovavo meno imb~rnzzuto. Si trullava di rendere omaggio u uomiui che amia– mo e rispc11iumo; ero incaricato di esprimere una parie del nostro co– mune 11entimcnto. Ilo f)Oluto allora llarlare <:on cuore aperto, senza lo imbnrnuo ehc provo <1ucsta sera. Veramente è un 1>ot·o lo stesso imbornzzo ehc ho incominciato a co• no..<'l're nl'I mc-e di ottobre. Noo ho mai cercato gli onori, li ho rifiutali tulle le ,oltt' C'he ho poluto, uou per ,•irtì1, ma proprio per i miei stc-... i difetti. E poi &u questo pun– to la mia intliffcreuzo è <1uasi con– vinziorw. Vt_•r11111t"11tc ~o il pcrchè. Ma questa sera le mie ragioni sono !)rive di intcrc11~c. Volevo innanzi. tullo t•o11(('<1'1an· sollanto il mio im– bnranr.o per formi perdonare le mie reticenze ot·1·11sionali e per scusare in nnti<·ipo In min poca abilità nel ringrnzi11rvi. • Norn e lrSIOsono ri11rodo11eda Il Preu· 85, Purigi. 11rnr110 1958, 190 ~chè mi sia deciso u prcnckrmi un lungo periodo di riposo 1 l'i te– nevo, in ogni modo, ud 11ci·N1urc il vostro invito. lnnunzitullo, pcn·hò vi sono trn di voi degli uomini ilei mio sangue ai quali non ho mai po– tuto rifiutare niente, poi perchè s11- pevo con quale cuore questi uomi– ni mi accoglievano, cd infine pcrchè <1uesti uomini, cd era c1ucllo che ,·o• levo dirvi questa sera, mi hanno ..,o. stenuto nei momenti di scoraggia. mento derivanti da un mestiere s1)es– ~ difficile. Si, questo mestiere è d i((ic-i le. Vorrei parlarvene libcrnmenle e rni sarà facile. Al punto in c-ui ~ouo giunto con la mia e.. perienza, non ho niente da rispar111iarf' 1 nt• 1mr– tito, ue chiesa, nessuno dei eon• formismi di cui muore In nostro so– cietà, al di fuori della ,•eri1ì1, 11('). la misura che io In c·on0l'l'0. Ilo let– to i.n questi uliimi lf'mpi c-he c-ro un solitario. Lo sono i,(' r·iò i-i~ni(i. ca che io non di1wmlo da uesu.uno. Non lo sono, poichù lo !IOno ru•llo stesso tempo di milioni di persone che non sono i noslri fratelli e ton i quali mi sono inf"nmminato. Soli-

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