Volontà - anno X - n.10 - 30 luglio 1957

A N T o L o G I A IL PHIMO GIORNO DI SCUOLA VIENE il Direttore, un giov~ne innamorato del suo mestiere e pieno di buona ,,otontà. Risiede a Fonui da cui didatticamente Orgosolo di– pende, e compie adesso le consuete visite d'anno. Ci riunisce nell'aula del. la maestra fiduciaria e ci parla con molta saggezza dei problemi scolastici. Ci invita a rendere la scuola più accogliente coltivando dei fiori che e< ingentilirebbero l'animo degli alunni >1 e ornando le aule e gli anditi con adatti cartelloni didattici. Ma i << vecchi >l soslcugouo che l'idea per quan!o bella è inattuabile pcrchè ((quelli delle scuole popolari >l distruggereb– bero tutto dopo alcuni giorni. Come già ~ successo. Il Direttore insiste. - Dopo averli distmtti nna volta non avranno voglia nè gusto di di-, struggerli una seconda e una terza e pian pian .impareranno a rispettarli e ad amarli. -- Già alcuni anni fa abbiamo lentato, - dice una maestra, - e quan– do le piantine hanno attecchito ho dovuto portarle a casa per evitare che fossero da1rneggia1e. Le tengo nel mio terrazzo. 1 aturahnente sono sempre a disposizione de1la scuola. Il Direttore insiste, i maestri promettono. Sono contenta. Così com'è la scuola sembra una spelonca, nonostante gli anditi ampi e le aule lu– minose. Così, fra compilazione di elenchi, sistemazione degli arredi, discussio• ne per gli orari e gli altemamcnti è passata quasi nna settimana. Oggi è il primo giorno di lezione. Ho due scolaresche di primn: devo supplire la collega con la quale mi alterno nell'aula. Cinque ore, scss11n– ta bambini. Non riesco neppure a ricordare i nomi. Alcuni piangono e vorrebbero tenere ancora la mano della mamma o della sorella che li ha accompagna. ti. Finalmente riesco a sistemarli ai loro posti. Le gambe penzolano dai sedili troppo alti. C'è nelraria uu silenzio e una immobilità innaturale, so che non po– trà durare perciò devo approfittare. Attendono qualcosa da me, comincio a pnrlare ma ho appena aperto la bocca che un bambino scoppia in pianto convulso. Sembra che la mia voce lo spaventi, invoca In mamma e mi inonda di lacrime. Vorrei (arlo nccom1>agnare a casa ma, come un naufrago alla sua 1avola, si attacca ostinatamente al banco. E: disperalo e io mi sento del 602

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