Volontà - anno X - n.10 - 30 luglio 1957
con Radbakamal Mukherjee, il qua– le afferma che« non v'è nulla di ve– ro nella maliufonuata ma comune opinione che jJ sistema di casta è per la sua stessa natura in opposi– zione al principio d'autogoverno>>- li Icnomcno di casta, ad ogni mo– do, non è limitato alla strultura so– ciale del villaggio indiano, ma si trova pure dove lo Stato moderno si impone come l'unico potere e con– trolla i movimenti di popolazione secondo i fìni suoi propri. Sotto la accusa <li mentalità reazionaria e piccolo-borghese lanciata contro i contadini e' è la percezione vivida del fatto che finchè vi sono contadini con un pezzo di terra proprio che possano lasciare ai propri figli v'è un sentimento d'indipendenza, di ·fierez– za e di dignitl1 che impedisce allo Staio o a qualsiasi altro potere poli. tico di trattare gli uomini. come se fossero cose. Con un pezzo di terra e una famiglia, l'uomo, anche senza religione, ha una ragione non solo di ,•iverc, ma pure di non muoversi da dove si trova o di far quello che non vuol fare. Con una popolazione Jar– gameute contadina uuo Stato non può essere mai sicuro del proprio potere. Nel contadino, parlano la saggezza, In moderazione, e quello spirito di continuità e di conserva– zione che è i1njmameute legato alla vita degli uomini, ma nou alle su- 1>erStn1tture politiche che la vita in– vece impastoiano e deturpano. .{ vantaggi e i valori della virn contadina sono reali a malgrado che chi più li vanla in prosa e in verso sia gente senza calli e che non puzza di snclorc. Basti notare come nei pae– si più industrializzati e dove lo Sta– to lo permette si stendano alla peri– feria d'ogni cittì1 appezzamenti di 590 terreno coltivati il sabato e la dome– nica cla operai ed jmpicgati, da in– tellettuali e bottegai. Un movimento cli ritorno alla terra, se fosse permes– so e se ci fosse abbastanza terra a cui ritornare, assumerebbe presto proporzioni gigantesche. Perchè vediamo invece tanti con– tadini ansiosi di vivere in citti1? Tra le ragioni accennate la piì1 profon– da e la piìi decisiva è la coscienza dcila particolare vulnerabilità di chi nasce contadino. Al contadino tutti po1:1sùnofar male, mentre egli non può far male a nessuno nè c'è ra– gione perchè lo voglia fare. tProleta. rizzandosi perde questa sua vulne– rabilità e lentamente, ma sicuramen– te, la riversa su quelle classi che per i loro fini ne effettuano la proleta• rizzazione. Vero ciò per la classe ca• pitalista, non v'è ragione percbè non lo sia pure 1>er la classe statale e politica che continua l'opera capi– talista nei paesi comunisti con meto. di pili rigorosi, più rapidi e più spietati. Per ragioni che dobbiamo giudi– care oscure dal momento che i più intere.ssati non sanno trovarvi rimedi e correre ai ri1>ari, la produzione a– gricola uon si presta in tutto e per tutto ai metodi della pro~uzione in– dustriale. Il campo si rifiuta di di– ve11tare una fabbrica. Sembra così che hisogui tornare a riamare la ter– ra o essa finirà col negarci i suoi frut– ti. La terra rivuole i suoi villaggi. Erat10 isole d'ignoranza, cl'oscurau– tismo e di superstizione? Ammettia– molo pure, ma non inganniamoci sul loro contrario. Là dove i villaggi se ne vanno si trasformano le nazio. ui in vnstissimi campi di concentra• mento. GIOVANNI BALDELLI
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