Volontà - anno X - n.10 - 30 luglio 1957

i;; forse la più tragica ironia della storia che le due più grandi rivolu– zioni di questo secolo, la russa e la cinese, siano riuscite grazie ali' ap– poggio della classe contadina e che proprio contro di essa si siano brutal– mente accanilC poi nella loro fase di consolidamento. Seminando la divi– sione, reale fìno a un certo punto in Rmsia ma artiJìcialmeute fomentata in Cina e nei paesi occupati dalle truppe sovietiche, fra kulak, semi– kulak e contadini poveri; con la pro- 1>ag:1mda1 cou prezzi e condizioni di· tavore per le imprese di stato, per le cooperative, J>eikolkhoz; con tas. se, con rec:1uisizioni e vendite for– zate; con intimidazioni, imprigiona– menti. e urnssacri, la stragrande mag– gio!"anza della classe contadina dei paesi counmist.i è stata sbandata, sra– dicata e dispersa, forita nelle sue co.;e e nei suoi affetti più cari, pri– vata del suo passato e d'ogni speran. za d'avvenire migliore, ridotta alla condizione di puro materiale umano e d'una forza produtt.iva, appena di– scernibile e non sempre con vantag• gi.::,,da quella di una macchina o di una bestia da soma. Perchè tanto disprezzo, e tanta crudeltà fra la gente di progresso verso la massa contadina e l'organiz. zazione sociale del villaggio? Perchè la gente di progresso è gente citta• dina o gente clic, proveniente dalla campagna, ha trovato la vita di cittù meno pesante e più interessante. t pitl !acile e pii1 soddisfacente godere ed amministrare i beni prodotti da– gli altri <·hcnon il produrli se stessi piegando In schiena a[finchè altri se li godano e li distribuiscano '8 loro piacimento. La città, e ancor più Ja metropoli, è non solo parassitaria, ma possiede pure i mezzi di coer- cizione e di di~truzione con cui pie– gare i contadini ai suoi voleri, Il contadino può rifiutare alla città i prodotti del suo lavoro, ma la città se li può 1>rendere colla forza. I contadini si trovano sparpagliati in tante piccole unità nessuna delle quali può of(rire una resistenza vit– toriosa contro Je formazioni milita. ri moderne che ricevono i loro ordi– ni dagli uomini delle citti1. Per que– sto i contadini sono disprezzati: per– chè sono in una posizione di enorme svantaggio militare, e chi pensa a far la storia non va a prendersi a cuore gli intere~i di una classe che a me– no di cessare di essere quello che è non può che essere depredata, tenuta a dovere e, se si ribella, spietata– mente massacrata, Un'organizzazione politica a ba.&e contadina, come quella tipica dei villaggi indiani, è un'organizzazione decentralizzata, senza classe governa. tivn e dove il principio di autonomia vi è rigorosnmeutc rispettato. Scrive M. K. Srinivas in « Religione e So– cieti1 fra i Curg del1'1ndia meridio– nale » che « i membri di ogni sotto– casl:t abitano lo stesso quartiere del bor~o o del villnggio. Hanno coltura e riti in comune, come pure occupa. zioni tradizionali i cui segreti non confidano ad aJtri. Hanno corti ed nssemhlee in cui gli anziani di sot– tocaste appartenenti a vari villaggi si riuniscono e decidono di cose di interesse comune. I membri di una sollocasta hanno valori in comune e sono attivamente con.sci di questo fatto quando vengono in contatto con altre caste». A.K. Nazmul Karim ri– conosce che « i consigli di villaggio sono democratici nel senso che ogni classe e ogni comunità vi è rappre– sentata», anche se non è d'accordo 589

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