Volontà - anno X - n.10 - 30 luglio 1957

sviluppo industriale prevedibile, e fino ad un certo punto già in movi• menro, dovrebbe essere messo in for– me sociali più ra:io11ali e più giu– ste di quelle che esistono. Se noi vo– gliamo sociali::are la libertà, e ne sono partigiano, bi.sogna socializza– re ciò che attualmente trasforma la libertà in privilegio e non in bene comune: cioè lei ricchezza. Tecnica– mente, continuo a credere nell'effi· cacia dei principi operatiui del sin– dacali.smo che io difendevo già da quando ero falmigisw. Credo che questi principi permettano la socia– li::zazione, di fronte alla burocratiz– ::a:ione, iu termini organici ma de– centralizzati, cioè capaci di C(mser– vare alla vita economica l'efficienza del pri11ci1,iodelle, concorren:a n. Ciascuno attinge in <1uestapro[es– sione di fede materia per rallegrar– sene e vorrà includere. Ridmejo nel– le proprie file: i monarchici, i fa. langisti della vecchia guardia, i cri– stiano-sociali, i sindacalisti, e molli altri. Ma si può anche pensare che Ridruejo è abile e che la sua fraseo• logia non ipoteca l'avvenire. I classici oppositori Firmando la « dichiarazione » che avallava la proposizione essenziale del « documento » all'interno - cioè il riconoscimento di un regime mo– narchico provvisorio - i gruppi del– l'emigrazione hanno implicitamen– te riconosciuto Ja loro impotenza a vincere Franco con i loro mezzi: re– sistenza interna e pressione diplo– matica esterna. Mentre il patto di Saint-Jean-de-Luz - moho discusso all'epoca, nel 950, e che non aveva avuto l'adesione che dei socialisti - "'appresentava ancora un tentativo tH alleanza tra tutti gli oppositori, su un piede d' uguaglianza, questa volta, invece, l'emigrazione repub– blicana ammette che altre forze so– no meglio situate che le sue per ab– battere Franco. L'emigrazione repubblicana rico– nosce, pubblicamente, ed in antici– po, le condizioni di successori even– tuali. immediati. Spera, in questo modo, di salvare il suo avvenire. Ma d'altra parte, i « gruppi » sui quaJi essa fa conto all'interno, non sono nuovi germogli delle sue vecchie ra– d'ici, sono frazioni - nell'esercito, ne11a Chiesa, nelle formazioni poli– tiche di destra, nella Falange - in concorrenza e certamente dominate da altre frazioni installate nelle stes– se istituzioni o negli stessi ambien– ti. Le frazioni dell'interno che cer– cano l'nppoggio dell'emigrazione in cambio de11a protezione degli inte– ressi di quest'ultima riconoscono im– plicitamente, anch'esse, le loro pro– prie debolezze. L'opinione della maggiornnza del– le organizzazioni antifranchiste re– pubblicane, che hanno firmate la « dichiarazione » può essere così riassunta: « Firmiamo: ciò non ci impegna molto; ciò ci dà una pro• babilità in un gioco che noi non con• trolliamo; la questione essenziale è di liquidare Franco; poi vedremo in seguito, nelle nuove condizioni co– me agire». Così, la « dichiarazione» era ap– pena pubblicata che già le organiz. zazioni i cui nomi figuravano in basso del testo, portavano delle pre– cisazioni sui limiti del loro impegno. I Baschi, i Catalani specialmente, preoccupati di non perdere il deco– ro sottolineavano la loro volontà di non abbandonare niente delle loro rivendicazioni sull'autonomia. 577

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