Volontà - anno X - n.9 - 30 giugno 1957

ASPE1'1'l DELI,A QUES1'/0NE 11fERIDI01YALE LA VECCHIA CAPITANATA E' VERAMENTE MORTA ? ANCHE per il Foggiano è neces- sario rimontare, secolo dopo se– colo, nel passato per poter trovare una spiegazione, od almeno una grande parte di essa, all'auuale si– tuazione economica e sociale. Trecento anni prima dell'era vol– gare la Ca1>itanata, che allora si chiamava ellcnicamcu1e Daunia, era una regione dove la Ccrtilità delle campagne gareggiava con la prnspe– rilil delle città, dedite al commer– cio marittimo dei prodotti agricoli. Questa ricchezza fu indirettamente la causa della sua miseria. A due riprese Am1ibale, in guer• ra con Roma, installa nella parte pianeggiante della Capitale, cioè nel Tavoliere, il suo quartier generale e ne fa una base di rifornimento. Durante dei mesi le trnppe cartagi– nesi compiono su questa ferace pia– nura di oltre mezzo milione di et– tari una sistematica opera cli sac– cheggio e di devastazione, davanti alla quale le popolazioni reagiscono rifngiaudosi sulle colliue e sulle moutague. La fine del Ill secolo a.C. vede così in Capirnnata lo spopolamento delle Cltmpagne e l"irwnsione di es– se da parte dei greggi ovini. P1.1rammettendo che il Tavoliere abbia conosciuto gi;, nel periodo daun.iano delle zone ndibite al pa– scolo dei greggi discendenti dal San- nio e dalla Sabinia, un fotto certo è che nel I secolo a.C. i pascoli si era– no estesi dall'Adriatico agli Appen– nini, cioè al di là dei li1niti dello stesso Tavoliere su tutta la Capita- nata. Per circa ,·cuti secoli nel Foggia– no non si parlerà che di pecore e la sua storia (anche in seguito) non è che una accusa senza aneunauti contro la rapacità delle varie clina– s1ie e classi dominanti susseguitesi l'una all'altra che non hanno saputo far altro se non collaborare al crol– lo economico e sociale della regio. ne dauniana (e delle altre regioni meridhmali) iniziato con le invasio– ni belliche. Attraverso il « De re rustico » dello scrittore Marco Terenzio Vur– ronc ci è dato conoscere l' esatte consuetudini pascolat.ive esistenti già durante il periodo romano. I pascoli appenninici situali nella Lucania, nel Molise, negli Abruzzi e nella Ciociaria, fornirono ben pre– sto un alimento ai grossi greggi apu. lici, i piit grandi fra i quali appar– tenevano ali' imperatore, durante i mesi estivi e siccitosi, che scendeva– no nuovamente al piano alle prime nevi. Per la migrazione di migliaia di pecore occorrevano delle strade adatte; sorgono così i « tratturi » (detti « calli >> dai romani), cioè del– le piste erbose larghe uu ccut.inaio 495

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