Volontà - anno X - n.7 - 1 aprile 1957

( U • Segue dul 11. 6) CARLO PISACANE La Giovinez1.a (1831-184-8) CARLO PISACANE nac<1uea Na- poli nel 1818. La sua fomigljn, dei Duchi di San Giovarmi, cm <le• vota ai Borboni. Orfano di pndre a sei nuni, dalla madre poco amato,· non ebbe infanzia felice. Dei fra– telli, il maggiore, fervente borbon.i– co, si ern nvviato per In carriera mi– litare. Pisacane, come addct10, fu Rltch'cgli destinato n divenire uffi– ciale del re Federico 11. A tredici anni entrò nell'aristocratico collegio della « Nuuzfatella », celebre in Eu– ropa, dcslinato ad educare alle ar– mi i rampolli della nobiltà e dell'al– ta ucticialitì, del Regno delle due Sicilie. Otto anni durn,•ano gli studi in quell'i\ccademia militnrc, dove prevalevano I' insegnamento delle scienze esatte e quello della dottrina e pratica milirnre, ma dove vi s'in– segnavano aiiche le lettere itnlianc, latine e francesi. L' insegnamento lettcrnrio, però, vi ern trascurato, e questo spiega il cattivo italiano del Pisacane. Con grande zelo si cura– vano gli esercizi fisici (nuoto. scher• ma, equitazione) e in e~i il .Pisnca– ne si distinse. Anche più tardi egli si dedicò quotidianamente agli eser– cizi ginnastici. 11 corpo imegnantc delln « Nun– zintella » era di prim'orcline, e il re, pur di assicurare docenti di si– curo valore, iudulge,•a, nonostante 380 le direuive cortiginue e confessio– nali del collegio, alla poco ortodos– sia delle idee politiche e religiose. Furono, così, professori in quell'Ac– cademia regia dei liberali, come àfa– riano d'Ayala e Francc.iCODe Sanc– tis. Del secondo il Pisacane non giunse ad essere allie,•o, ma può darsi r.bbia influito su di lui il pri– mo, che, insegnando balistica, djva– gavn a parlare di libcrti1 politica. 11 Pisacane si JisLiu~e nelle ma– tematiche e lasciò ricordo di sò per 1c ardire e fierezza ». Lr, guerriglia tra Carlisti e Crislini era oggetto di discussioni tra gli allie,•i; e il Pisa– cane, che parrcggiavn per i secondi~ fu prossimo a fuggire dal collegio per« correre ai c·ampi della maggio– re libertà ». Dato che i Crislini si atteggiavano a liberali <' che il re di Napoli proteggeva uHìcialmente l'assolutistn don Carlo,, è evidente che il futuro rivoluzionario era giit fuori dalla tradizione borbonica del– la sua famiglia. Fra gli allievi migliori venivano scelti i paggi di corte, e Pisac.aue fu paggio, per quauro anni di seguito, di Ferdinando II. Strauo precedente (che egli ebbe in comune con Kro– potkin) per colui che dovevn esaltn– re il mancato regicida Agcsilao Mi– lano e che do,•cva morire in mm e– roica imprCJ:!nclcs1inntn n rovesciare iJ regno borbonico. Che cosa pensasse il Pisacane del

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