Volontà - anno X - n.6 - 1 febbraio 1957

Sardegna è al terzo posto dell'indu– stria meridionale, dopo la Campa– nia e In Sicilia), quello che di meno elementare lo stato unitario italiano, nella persona della sua borghesia, ha saputo fare in Sardegna dopo il 1860 è la ripresa dello sfruttamen– to minerario che praticamente si era arrestato al periodo della domina– zione romana. Ma la forma colonia– le della gestione mineraria (che de– terminò pcrfmo una inchiesta parla– mcntnre nel 1906) toglie ogni meri– to alla classe dirigente risorgimen– tale. Quanto all'avyeuire di detta i.n• dustria, se appare esagerata l'opinio– ne di Raffaello Brignetti su « l\foz. zogiorno >, del novembre-dicembre 1955. (« La Sardegna è una terra d'avvenire il cui htturo non può es– sere collegato - come uua recente retorica tentò di fare - alla vita del suo non ricco bacino carbonife– ro n), è certo ugualmente che in ogni modo l'imporlanza del Sulcis, nella rinascita sarda, è lontana da essere primaria. ,Una ragione di più dunque per• chè una rivoluzione agraria si com• pio~ essendo solo quest:,, la via sulla quale scomp3rirà il triste quadro de• scrillo dallo studioso francese Vidal, al quale pensano con il cuore in pe– na tutti coloro che, senza secondi fini, criticano la grnve lentezza e l'irrazionalità dei provvedimenti: « La SardC{:,'lla è un paese di case scure dove il puzzo delle pecore 5j mescola al fumo dei ginepri che ser• vono di combustibile ». CLAUDIO CANTINI I FATTIDI SULMONA Sulmona, la città di Ovidio, ai primi di febbraio, hn follo un:a rivoluzione percbè Je hanno toho il distrcuo militare. Dapprima venne fallo prigioniero il prefeuo, dott. Morosi di Aquila nel J)alazto ,·escovile dove egli era andn10 in visita, poi furono erette barricate, bruciati incartamenti ufficiali degli archivi, costruiti sbarramenti nelle strade dalle quali pote,·ano venire aillli da ahre parti alla polizia locale, hrueinte porte, fine• stre, rotti vetri, tenu1a per qualche gion10 la polizia mobilitata, obbligandola ad agire. (Obbligato, poi a fuggire su un'autoblindata protelto dalla polizia, il prefetto esclamò: quasi q, ia.si mi pento di aver dato al comune 4-00.000 lire per tosliere la nell<l, il che dice la mentali1à di padrone di questo funzionario). Sulmona conia circa 23.000 abitanti. E' certo che i suoi 11bi1an1inon eon~iderano una gloria avere il dis1re110mili1are, ma le 2.000 reelu1e che vi i;uzionavano di 1ransito, due o Ire giorni all'anno, per quanto non turisii ma nelle condizioni di comperarsi oggetti solo s1rcnamen1e neecss:.ri, costituivano un giro di affari che rimediava alla po,·crtà do• TIiia alla mancnnz:t di industrie, nd una agricoltura dirficilissima per la mancanza d'ae. qua, per lo sminu:uamento del terreno. Ques1.1 rivoluzione per un di11tre110militare ha messo improvvisamente in luce un ahro angolo della noslra llalia in cui la gente ha fame. l\la non è con ,111estogenere di rivoluzioni che si può rimediare alla miseria. Anzi l'apparato militare, diventato ol– trctullo inutile di fronte alle anni nucleari, con tutto i) danaro che dh·ora, è una delle tante cause della nostrn miseria. Per sopprimere la miseria, bisognerebbe fare piazza pulita di tutti gli apparati (esercito, magistratura, polizia, burocrazia, chiesa, enti paras– sitari, ccc.) che non fanno ahro che suc~hiare soldi al popolo i1alia110; richiedere una migliore distribuzioue delle riccheu:e cd un più proficuo impiego dei capilali. Anche a Sulmona, vicino alla grande miseria, c'è cerlamente un piccolo numero di privilegiati che si gotle danaro e proprie1à accumulate ingiustamente. E' di lì che bisogna ineo• minciare .•. 330

RkJQdWJsaXNoZXIy