Volontà - anno X - n.6 - 1 febbraio 1957
,compenso ed il prezzo della diua che incideva era di S 6.000 ogni vol• ta. Ma Debussy non era stato abba– stanza ben servito e non c'era niente altro da dire. Nel 1950 egli decise di tentare ancora. Un amico disse: o:: Sono sicuro che questa volta an• drà bene », ma Toscanini rispose dolcemente e umilmente: « Lo spe– ro». Una tale umiltà - che• gli fece dichiarare anche che l'aggettivo a:: grande» non era applicabile ai direttori, ma solo ai compositori co– me Beethoven e Mozart - non è degli o.utocrati. E certamente non abbiamo mai udito di un autocro.te che realizzasse il meglio da coloro che erano soggetti alla sua volontà! Pure quando Hervc Nelli che aveva cantato In parte di Desd'emona in una rappresentazione dell'Otello, ne ascoltò due anni dopo un'incisione, eselamò « Come ho !atto? Deve a– vemii ipnotizzato. E non fu soltanto pe:r le<<stelle» che Toscauini « foce qualche cosa », ma anche per gH C• secutori d'orchestra. Samuel Autek, un violinista della N.JJ.C. Orchestra si espresse in questi termini in un articolo nella Saturday Review of Literature : « Suonare con lui vi rende parti• colarmentc orgogliosi di essere mu• sicista; arreca una speciale dignità e nobiltà al vostro lavoro. Voi non siete soltanto un abile violinista, flautista, o suonatore di tromba. Vi sentite un artista, parte integrale d'elio spettacolo. E' questa misterio. sa abilità, il talento che egli, Tosca• nini, ha per fare aprire ai musicisti la porta segreta delle loro emozioni personali, la riserva nascosta delle loro possibilità ed abilità, lo dico per espcricm:n, una delle sue caratteri– stiche eccezionali. Non vi è dubbio che ogni musicista il quale suoni con 1'oscanini rinunzia a una particola• h· parte di sè solo per il Grande Vecchio». Allo stesso modo per Toscanini non erano gli applausi - the in complesso egli disprezzava, sebbe• ne, come il suo amico V crdi, rispet– tasse il giudizio del pubblico - che lo commuovevano. Ogni esecuzione era una nuova esperienza, uoo strug– gimento per quella perfezione che, sentiva, noo avrebbero potuto mai raggiungere egli e la sua orchestra. Parlando <l'ell'Otello una volta egli OStiervòad un amico: <e Il soprano va da una parte » e con l'indice puntava n destra, <e: il tenore va di là », il dito omleggiò a sinistra, << l' orchestra va di là », un gesto~verso l'alto cd un sospiro. << lo sono soltanto il direttore. Non posso tenerli tutti nel centro della strada, dove dovrebbero stare. Ilen presto non vi è più Yerdi. Otello mi piace di più nel mio studio quan. do leggo lo spartito. Allora esso è perfetto :n. ~fo dirigere era anche una gioia, una ·profonda esperien– za fisica in sè. Non vi potrebbe esse– re prova migliore di ciò, del genere di parole che Toscanini usava per invocare dall'orchestra i suoni e gli effetti che ccrcavn di raggiungere. Egli diceva: « Siate felici, « Com• prcnd'cte », « Godete ». « Realizza. te questo dolore, quest'ansietà, que– sta febbre ». Alla B.B.C. Orchestra in on brano dal Preludio dei Mei• stersingcr, disse: « Primi \'iolini, suonate sottovoce, ma con intenso sentimento, conte se diceste», e qui la sua voce divenne 321
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy