Volontà - anno X - n.5 - 1 gennaio 1957

POLONIA E UNGHERIA LA MIA CONOSCE ;zA dei paesi dell'Europa Orientale nei quali ho a,•uto occasione di recarmi spesso in <Jncsti anni e dei qttnli ho potuto constatare di persona il decadimento, la miseria ed il nrnlgoverno, mi pone in grado di dare un giudizio diretto e spassionato sulla situazione di que• sti disgraziati paesi che ci ostiniamo a chiamare, ironia delle parole, di o: democrazia popolare ». 'ci miei frequenti viaggi in Polonia, in Rume. nia, in Ungheria, in Cecoslovacchia, ho potuto seguire da vicino il pro. cesso di involuzione di. questi popoli, il trasformarsi sempre più evidente dei loro governi in regimi di polizia, il fallimento delle loro economie, la pauperizzazione che si diffondeva ed npprofoncliva, lo spegnersi di ogni libertà. E ne ho tratto la conclusione (comunicata in tempo d'ebito al partilo e a decine di compagni ai <inali non ho nascosto la gravità cli quanto avevo visto con i miei occhi) di una situazione non più sostenibile, della inevitabilità della rivolta, del crollo ormai prossimo di queste dittature sanguinose che niente e nessuno avrebbero più potuto salvare. Gli avvenimenti di Polonia e, a brevissima distanza, il gigantesco di– vampare della rivolta popolare i.n Ungheria hanno confermato le mie pre– visioni ed i miei timori. Quancl'o un intero popolo si leva ordinatamente a chiedere, am'.i ad imporre, il rispetto della propria autonomia e della propria indipendenza: e pochi giorni dopo un altro popolo, con dimo– s1razioni irrefrenabili che rivelano l'unanimiti, nazionale, presenta le stesse rivendicazioni, è chiaro che si tratta di una reale ed insopprimibile esi– genza, che un nesso comune lega questi due grandi e spontanei movi· menti. E una d'omanda si pone: perchè il movimento polacco è rimasto incruento ed ha trionfato mentre quello ungherese ha avuto uno dei pili tragici epiloghi (se di epilogo si può pnrlare in un paese che perde san– gue da mille ferite ma non ancora si arrende) che la storia ricordi? La risposta è semplice. In Polonia il partito ha fatto causa comune con il popolo e si è stretto intorno a quelli dei suoi dirigenti che hanno fatto tesoro della lezione ricavata dai fatti di Roznan, hanno saputo in– terpretare finalmente la volontà popolare, hanno prevenuto il ripetersi di una rivolta più sanguinosa, hanno fatto sbocciare quella meravigliosa <e primavera d'au1unno » che ancora ci commuove e ci scuole e alla quale guardiamo con fraterna entusiastica ammirazione. In Ungheria, invece, il partito si è chiuso in una cicca incomprensione della realtà, è ricorso ad espedienti inadeguati e tardivi ed ha aspettato che la soluzione dei propri 232

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