Volontà - anno X - n.3-4 - 1 dicembre 1956

ma non godono nè di larga circoJa– zione nè di confermata autorità. Se è bene supporre che una persona intel– ligente non debba sottomettersi ali.a autorità d'un testo, d'altra parte è male che manchi w1 testo base del• l'anarchismo pcrchè dù agio a chiun– <JUC di procJamarsi anarchico, anche se le sue opinioni e le sue azioni p_re.. sentano aspetti tra i piia indubbia– mente contrari all'anarchismo. An– zichè raccomandare, come già ta.nte volte si è fatto con pietosi risultati, un congresso d'a:narchici perchè si mettano d'accordo sui principi fon– mentali dell'anarchismo, dcfUlendo– li con pre<:isione e badando bene a che non si contradicano, preferisco invitare ciascuno a scoprire il pro– prio anarchismo, a chiarire in che cosa sin l'espressione delle sue aspi– razioni, dei suoi sentimenti, delle sue idee e del suo volere, e a con– frontarlo quindi colla realtà sociale che lo circonda, sia da vicino che da lontano. Consiglio, anzichè d'estrar– re la quintessenza de1L'anarchismo per poi attaccar briga con un altro anarclrico che dal lato suo ha elabo– rato un'altra quintessenza tutta di– versa, che si cerchi in sè e nel pro– prio pr-ogramma di condotta e d'11• zione quanto vi spira di 1>ii1 genuina– mente e squisitamente umano. Si di– mentichi al bisogno l'anarchismo, ma non si dimentichi l'uomo. Non ai cerchi l'unione per poi Iar scop– piare il conflitto, ma si parta paca– tamente dalla diveI'Silà sforzandosi di giungere all'armonia. Non vi può essere educazione one. 11la senza chiarezza di idee, e chia– rezza d'idee significa chiarezza d'es– pressione per-chè, finchè un 'idea ri– mane inespressa, non si può rendersi 202 conto dei suoi limiti, della sua for– ma, e peI'Sioo della sua sostanza. Il lavoro necessario a dar- veste di pa– role adatte a un'idea che si vuol pre– sentare è giocofor.ta si svolga alla presenza d'idee già stabilite, le qua. li devono modificarsi per farle com– pagnia e ritirarsi un pochino per far– le posto, quando non Ja rigettano ad– dirittura come barbara ed indegna. Una disciplina di primaria importan– za è quindi quella della critica delle pa.rok. In tante esposizioni e discus– sioni, per esempio, ricorrono parole come « democrazia », «comunismo», « reazione », « r!ivoluzione », '« de– stra » e « sinistra », che son tante etichette incollate a bottiglie di cui nessm10 si cura d'esaminare il con– tenuto. L'anarchismo e l'affarismo politico prosperano in <1uesto mer– cato equivoco di parole perchè il suono delle parole e le loro qualità magiche sono più !acili a trasmette– re e ad afferrare che non i) movi– mento del pensiero. Tanto è il po– tere delle parole che il nostro amico Sempronio non si perita di compor– tarsi da fascista e di andare coscien– ziosamente a massacrare un apostolo della libertà se gli si dice che la sua azione è da buon comunista e che la persona massacrata è un reaziooa. rio. Bisogna, per capire e per far capire, fissar chiaramente il signifi– cato delle parole e di[fidare di quelle logore dall'uso o che han servito a troppi usi, Bisogna, per creare una abnosfcra dove vi possan respirare l'intelligenza e l'onestà, evitare queUe parole che più si prestano all'equivoco, e rifuggire dal ricatto morale a cui non sempre inconscia. mente si ricorre quando per copri– re un aspetto poco simpatico della

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