Volontà - anno X - n.3-4 - 1 dicembre 1956
la funzione dei giudici, meglio che que11n di difendere una legalità de– crepita, è quella di creare gradual– mente la nuova legalità promesso. dalla Costituzione. L.1 nostra Costituzione è piena di <Jucstc grandi parole preannunciatri– ci del futuro: « pari dignità socia– le »; « rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana »; « Repubblica fon– data sul lavoro»; « diritto al lavo– ro»; • condizioni che rendono eftet• ti,•o questo diritto »; assicurata ad ogni lavoratore e alla sua famiglia « un'esistenza libera e d,ignitosa » .... Grandi promesse che penetrano nei cuori e 1i allargano, e che una voha intese non si possono più riti– rare. Come potete voi pensare che i derelitt.i che hanno udito queste promesse, e che vi hanno creduto e che ci si sono attaccati come nau– fraghi alla tavola di salvezza, pos– sano ora esser condannati come de– lim1uen1i solo pcrchè chiedono, ci. vi I men le e senza far male a neuuno, che ques1e promesse siano adempiu– te come In legge comanda? Signori Giudici, che cosa vuol di– re libertà, che cosa vuol dire demo– crazia? Vuol dire prima di lutto fi– ducia del popolo nelle sue leggi: che il po1>olo senta le leggi dello Stnto come Je sue leggi, come scatu• rite dalla sua coscienza, non come imposte dall'aho. Affinchè la lega– lità discenda dai codici nel costume, bisogna che Je leggi vengano dal di dentro non dal di fuori: le leggi che il popolo rispetta, perchè eeso stesso le ha volute così. Ricordate le parole immortali di Socrate nel carcere di Atene? Parla delle leggi come di persone vive, co-– me di persone di conoacenza: e le DO· sire leggi, sono le nostre leggi che padano ». •~erchè le leggi della cit. là possano parlare alle nostre co– scienze, bisogna che siano, come quelle di Socrate, le« nostre » leggi. Nelle pii:, perfette democrazie en• ropee, in Inghilterra, in Svizzera, in Scandinavia, il popolo rispetta Je leggi perchè ne è partecipe e fiero: ogni cittadino le osserva perchè sa che tutti le osservano: non c'è una doppia interpretazione della legge~ una per i ricchi e una per i poveri! Ma questa è, appunto, la maledi– zione secolare che grava sull'Italia: il popolo non ha [fiducia nelle leggi perd1è non è convinlo che queste siano Jc sue leggi. Ha sempre sentito lo Stato come un nemico. Lo Stato rapprescnla agli occhi della povera gente la dominazione. Può cambia– re il signore che domina, ma la si• gooria resta: delJo straniero, della nobiltà, dei grandi capitalisti, della burocrazia. Finora Jo Stato non è mai apparso alla povera gente come lo Stato del popolo. Da secoli i poveri hanno il senti– mento che le leggi siano per loro unn beffa dei ricchi: hanno della le– galità e della giustizia una idea ter– rificante, come d.i un mostruoso mec. canismo ostile fallo per schiacciarli, come d.i un labirinto di tranelli bu– rocratici predisposti per gabbare il po\'ero e per soffocare sotto le carte incomprensibili tutti i suoi giusti re– clami. ""Questa è la maledir;ione di Parti– nico; ma questa è sempre etata an– che la maledizione d'Italia. In ogni regione d'Italia pii1 o meno è così. 169
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