Volontà - anno X - n.2 - 1 settembre 1956
biettività di tutta la sua Commissio– ne è debitamente caratterizzata dalle «gesta» d'Ordjonikidze. Secondo me, nesstm atteggiamento provocatorio, neppure nessun insulto potrebbe giu– stificare questi grandi.fatti di stile puramente russo; ed il compagno Djerzinsky ha causato aUa nostra causa un danno irreparahiJe, trattan– do <1uesla materia con tanta ]egge• rezza. Per tutti i cittadini del Cau– caso, Ordjonikidze era il governo so– vietico. Ordjnokiclze non aveva dirit– to di :1bbauclo1111rsi ai suoi impulsi, corue ha fotto, e come Djerzinsky ed eg]i slesso cercano Jj scusarsene. Al contrario, Ordjonikidze a\•eva il do. ,·ere di mostrare il sangue [rcddo del mili1:mte in un grado non richiesto ai cittadini comuni, senza parlare di coloro che sono accosali Jj un « de– litto poJilico ». Dopo tutto i« social– nazionalisti >) erano, in.fatti, dei cit– tadini accusati di un deHtto politico e tulle le circostanze invocate dall'ac– cu.sn non possono caratterizzarlo che come tale. Qui noi. arriviamo alla soglia di u– na <1uestione molto fondamentale: che cosa intendiamo per internazio– nalismo? Ho gii, scritto nelle mie opere che trattano la questione nazionale che un concetto astratto ,del nazionalismo è assolutamente senza valore. La dislinzione de,•e essere fatta tra nazionalismi d'una nazione oppressi• va e quello d'una nazione oppressa, :ra il nazionalismo d 1 una grande na– zione e quello di una nazione pic– cola. Quanto :ti secondo tipo di naziona. listno, noi, che siamo i membri di una grande nazione, ci siamo sempre in pratica mostrati colpevoli nel cor– so cieli.a storia di un numero infinito di oh raggi e, ciò che è 1>eggio, noi non ci siamo neppure accorti ehe continufamo a praticare un numero infinito di atti di violenza e di abu• si: mi b:tsta citare i miei ricordi di ciltadino delle rive del Volga per mo– strare il disprt'zzo con cui noi trat– tiamo i non-russi. Si parla corren– temente cli un polacco dicendo un Pollack; d'un tartaro chiamandolo sarcasticamente «conte», <Pun ucrai– no, chiamandolo kol,l.-l,ol; i geor– giani e gli altri membri delle na• zioni caucasiche, sono chiamali ca.ccasie11.s. Per questa ragione, l'intcrnaziona. lismo della nazione oppressi,•a, o di ciò clic si chiama la « grande ,w:io– nc,, (anche se essa non è grande che per la violenza, grande soltanto <'O· mo un signore può essere « grnn– de n), non si lermerà all'osservazione formale dell'uguaglianza - con la quale la nazione che opprime, la na- 1:ionc cl i grande estensione, dc\'e cer– care di compensare le disuguaglian– ze che si presentano nella vita di un popolo. Colui che non comprende ciò non afferra il vero atteggiamen– to proletario verso le questioni na• zionali; in realtà egli continua n conservare i punti di vista del pie-– colo borghese, 1 e per questa ragione non può che cadere in una posizio– ne completamente borghese. Che cosa è im1lortante llCr un pro. !etario? Per un proletario non è solo im– portante, ma essenziale e vitalmente neccssariò che le altre nazionalità gli 1 J'ate la pena di norare, ptUSDndo, clte qui Lenin ritorce proprio .sui •comuni.si~ ,, t'accusa tli piccoU>-bor1l1e,econ cui 1an10 &peno i loro &iornali quali/icono sli anarcl1ici (N.d.R.). 116
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy