Volontà - anno X - n.2 - 1 settembre 1956
l'esasperata òivisione-del-1avoro per eui anche il preparare la maoohina per l'operazione asse~'Tlataera compiuta da un terzo anr.ichè dall'operatore. Co. me non vedere che ciò accade per una 1iberazione, sia pure minima, dell'u– nrnno dal meccanico? Non è quindi ponendosi nella scia della scienza.delle-relazioni-umane che si costruisce l'animo di comunità nella fabbrica. Un piano d'azione possibile esiste tuttavia, mi pare: le iniziative cul– turali interne alla fabbrica, per cui c'è tuttora un'immensa apertura - poi– chè sono ben pochi i casi (tra noi Olivetti) in cui è stato fatto qualcosa di non paternalistico soltanto in quella direzione. La necessità di attività !,!lllturali nella fabbrica, se si vuole che essa si realizzi C'ome t·omunità, pa-re evidente. Non esiste comuni.tà dove no,1- c'è 1u1- insieme - nello stesso tempo spon– taneo ed aperto ma organico - di iniziative culturali proprie dei membri della comunitii. Questo è vero per ogni pensabile specie di comunità, poi– chè dove manca il cemento della cultura (la quale è essenzialmente dap– prima rappresentazione e poi meditazione e ricerca, sia nel folkore che nelle arti, nella filosofia e nelle scienze come nella poesia) v'è solo una as– sociazione passiva di persoue ubbidienti nel caso migliore, di persone serve nel caso peggiore. E questo è vero anche per la fabbrica. Al punto che po• trebbc dirsi misurabile il quanto di animo comunitario d'una fabbrica dal quanto di attività culturali libere che essa genera e sostiene. Basta pensare che il male radicale della nostra civiltà colleaivizzante (prodotto probabile sopratutto della nostra indigestione morale della scienza) sta proprio nel frnzionamento e nella unidirezione delle attività personali. Si è nella fabbrica 1>erlavorare, come si è nella chiesa per pregare e nel par– tito per agire politicmuenle e nella -scuola per studiare ecc. Ne viene che troppo s1w~so non si concepisce lavoro che nella fabbrica, stLtdfo se non nelia scuola, preghiera se non nella chiesa, azione politica - trasposizione deteriore dell'azione sociale - se non nel partito. Le persone sono supposte spezzabili in molte unità, attive ciascuna di per sè ed in certa misura inco– muni<.·:rnti. Da ciò ùeriva che tanti non sanno lavorar\~ all'infuori della fab– brica. che rre~aw fuor della chiesa è ritenuto da lanti altri poco meno d'un sacrilegio, che ogni attività sociale fuor del parlito appare a moltissimi vana, ecc. E, in particolare, è perciò che Ja fabbrica generalmente è ritenuta una sede non idonea per «altro)) qualsiasi che non sia il puro e semplice la– vorare. La fabbrica appare invece come la sede ideale per teni.are )a riunifica– zione clell'intera persona in coloro che vi partecipano, perchè il lavoro di per sè è tra le atti,,ità umane quella che può impegnare di più il tutto della J)CT– sona, che include momenti di 8Ludio momenti di intensa socialità perfino momenti -di preghiera - quando ci sia la base d'un minimo supen,tite di idee sentimenti volontà personali entro la fabbrica non ridotta ad un'asso– ciazione soltanto fortuita e coatta. 80
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