Volontà - anno X - n.2 - 1 settembre 1956
possibilità per molti di una hohhy secondo il proprio genio personale, di tanti fatti attuali che son o terreno o semi di bene. Il problema pratico cosi si precisa: Ob'llllllO 1>artendo dalle proprie esperienza inserisca le riflessioni-,w.ove sue proprie nell' attività di fab– brica a cui partecipa. E dove gli è possibile sperimenti insieme ai suoi com· pagni di lavoro vie tentative di fare-riuovo in cui di q1.1clleriflessioni sue e d'altri analoghe si saggi la verità. Quante, esperien:c per me. Dauvero il mio pensiero della. fabbrica e dcli.<,condi:ione-operaia 11011 è ci.st ,rat.to.E quant.e immagini di tali esperi-enze si suscitmw appena la. fol– la di problemi umani della fabbrica mi t.ende 1;erso il pe,i.sare. la mi<,, infw1zia, ormai così, loritana eppur sempre vica. Mio padre, figlio di braccianti conta<lini inurbatosi come operaio di fabbrica, clie s'alzava a.buio tomava a. casa a buio, q1wnto stirato dalla fat.ica clic llltta– via appena bastava per il cibo poro la casa minima e oscura. Il m.io primo lauoro 11 14 corni, e/alle 6 e me::::adi uwt.t.ina alle 9 di seru. sebbene con 1111 padrone non disumano. E quanu,, mai fatica in quanti mai anni per uscire da quella co,idizione miserrima senza calpestare 11essruw. Le forme di lavoro uiste, oltre quelle vissute. Ad un estremo il boscaiolo dei monti di Avellino, che per 250 lire al giorno (lire clel 1953) s'imanc,ua nel .folto con pochi compug11i, dorme11do in capcmne di frasche, mcmgiando per lunghe settimane [J!me e formaggi-O ed <lCqua., senza sapone che era. inntile lmso diceva il padrone. E la catena di 5 1wmini su un badile che al Cairo s'ai.utava11,0con una cantilena nello sforzo di rovesciarlo pieno di malta, con l'ombra di forza che ,lttva loro l'ali• mento consueto d'una. focaccim,. di farinci con un pictttino d'olio di sesa– mo - e ben naturale m.' è apparso che ad un tratto si inginocchiassero a. terra su un lor breve cencio, restandoui assorti i,1, preghiera, unico attimo di evasione della catena, con pensieri ed emozioni no,1,comandati dal pa– drcme, 11elltigiom{1ta di lavoro-nemico. Nel mez::o, a sè, l'artigimw dei carrettini di Palermo: bottega un sot– toscala e la stradu, lo stesso sou.oscala pii,, strada che serue di abitazione; aintrmti due rtigaz.zet.ticertamente suoi figli; e la fame sui loro 1:isi. La.uoro duro, dalla mattina alla sera, per un compenso che meno non era. possibi.le: non morire di. fame. Eppure, come gli luceva sul volto l'orgoglio del suo lavoro, unica ragione di gioia in, una Vita tutta di miseria. e di servitù, quan– Ut gioi(i creutiva, che fierezz.<t. All'altro limite Dick, l'amico occupato a New York in una fabbrica di veslit,i, sette ore al giomo per cinque giorni alla settimauci a ripetere lo stesso gesto meccanico di cui aueva bisogno la sua macchina da cucire per alimentarsi di lauoro. Dick che trovo all'uscita di fabbrica e mi dice: ora 75
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