Volontà - anno X - n.2 - 1 settembre 1956

Anche neUe fabbriche un processo analogo si riLro-.·ll: ma CfSO è meno evidenlc p<"rmolti, da quanto imJ>ressivo vi domina il peso deJJe novità mec– caniche che con ctichella di u progresso» stanno sconvolgendo i modi ed il ritmo della J>roduzione indu.striale. La fabbrica, sede della maggior parte dell'attività quotidiana di <'hi vi lavora, è tuttavia il luogo jn cui lo « sradicarsi » o « alienazione » delle persone ac<1uis1acaratteri così. duri da divenire angoscioso e tragico per chi lo soffra e ne abbia coscienza. E non solo quando Jn condizione-operaia è quale l'ha vista Simone Wcil, che è un quadro tuttora esistente in moltis– simi ◄:asi ma potenzialmente superato. Anzi, proprio nelle Cabbriche in cui è in atto la nuova-condizione-operaia, dove l'ingegnere e il proprietario concordi cercano insieme ai maggiori profitti anche il maggior salario per i lavoratori cd il minor orario, che paiono le grandi «: conquiste» del no– stro tempo. Fabbriche e11onni, deformate dall'ossessionante criterio di misura della loro ('Hficienzti meccanica: in esse il direttore e l'operaio sono ugualmente eslraniati dalla delenninazione di ciò che si deve produrre e per chi, e lo operaio in pili è estraniato anche dalla determinazione del come. Nei casi migliori gli imprenditori dicono jn sostanza al lavoratore, cioè a tutti dal dfrellorc agli operai: tu ci cedi l 'u.so della macchina di organi vivi di cui disponi, per im1legnarla come ci pnrrà conveniente in sussidio alle nostre macchine d'acciaio, nei modi che noi ti diremo per il numero d'ore che ti verranno asse!,ritate, e noi ti diamo modo di faticare meno di mangiarè meglio d'avere un:a eMa migliore migUori vestiti vacanze piacevoli. E i lavoratori accettano. Ed il lavoro torna ad essere, in modi di\'ersi, un castigo-di-dio: si ,•a in fobbric,.,. perehè si deve, non perchè si ami ciò {'hc si va a fore. La mancanza di moti,,j umani diretli personali concreli alla radice del la-.•oro perronale sospinge Ja fabbrica - in ciò concordi gli inveslitori di den;:tro ed i grandi dirigenti d 1 ind11stria ed i liworatori lutli - nel senso aberrante della produzione di grande serie tesa a divenire r>roduzione di massa, per lu <1uale si deve creare-il-mercato nuche dove non c'è e quindi una quota sempre maggiore del Javoro passa dal produrre al ,•enderc. V'è nelle fabbriche sempre meno animo di eomm1ità. Svaniscono in esse i caratteri cssenzinli della socialità, intesa come viva sede per la costru– zione d'avvenire umano: il ritrovarsi di me nel mio prossimo nè migliore nè peggiore di me, il costruire io la mia libertà nella libertà del mio pros– simo, fondamenti essenziali per una associazjone in cui io ed "il mio pro<:– simo insieme, integrando l'uno con l'altro le nostre capacità di indagine e di azione, riusciamo a tanlo piìi di quanto potremmo con la semplice soruma di quelle stesse nostre c.1pacità J>ersouali. Ju luogo della associazione-viva, e quindi Ouche competitiva, tra a[– fìni-divcrsc volontà personali libere, c'è proprio invece l'addizione mec– canica <.l<•lle persone tra di loro e delle persone a congegni mooeanici estra– nei. 11 c.unmino è netto: dal limite della piccola fabbrica in cui pochi 73

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