Volontà - anno IX - n.12 - 1 luglio 1956
ralore che ha stimolato le neceiSità cli bastare a se stessi, la mancanza di ostacoli costituzionali, l'abilità ad nrrangiarsi degli operai e la capacità organizzativa dei dirigenti, l'attrat• th•a del profitto, l'accrescersi della !)Opolazione e dei mercati, il senso 1 itanico di dominare un continente: nel c1uadro di questi influssi la Gran– de Tecnologia ha conquistato il po– tere in America. Questa fiioritura tecnologica co– minciò presto nella rivoluzione in– dustriale awcricana, tanto che, an– che <prima della Guerra Civile, la marcia dell'America verso il prima– to industriale era già riconosciuto io Europa e il livello medfo della vita in America era più alto che in Euro– pa, relativamente al consumo delle rispettive classi. Mentre la premi– ncnzn !fìnanziaria della Gran Breta– gna doveva continuare fino alla fine del secolo, non c'era da mettere in dubbio a chi appartenesse la premi– nenza industriale. Uno dei più im– portan1i fattori che spingevano gli Americani su questa via era, come Hay Ginger ha fatto notare, fa 8car– siti1 e 1a mobilità della mano d'ope– ra americana. Siccome la mano d'o– pera era scarsa, le paghe alte e la mobilità grande, un'industria come quella tessile doveva introdurre ra- 1>idamen1e dei sistemi per rispar– miare lavoro e sfruttare qualunque mano d'opera disponibile, comprese donne non specializzate per i teJai. Fu un caso nel c1uale le necessità del lavoro crearono le invenzioni tecni– che. Più di qualunque altra cosa è que. sto ritmo di cambiamento tecnologi– co che dà ali' America oggi il suo ca– rattere rivoluzionario. € ozioso di- sculere di una «seconda» o « terza ri,•oluzione industriale» in America. I cambiamenti avvenuti neUa produ– zione e nella forza motrice, nei tra– sporti e nelle comunicazioni, ne1Ja campagna e nella città, nell'aria, nel suolo e nel souosuolo, sono stati così ininterrotti da meritate io qualche modo l'espressione di Trot.sky « ri– voluzione permanente », espressione che, con una strana trasposizione, i direttori di « Fortune » hanno appli– cato al campo tecnico e sociale ame– ricano. JI progresso te<:.nologioo, in guerra e in pace, attraverso periodi di pro– sperità come di depressione, è stalO cosi costante da divenire parte inte– grante delJ' atmosfera americana, spesso considerato come cosa ovvia. L'America ha avuto brillanti in– ventori, cominciando dagli artigiani del tempo coloniale e dai primi co– strultori yankee di utensili, conti– nuando con Eli Whitney e i fratelli \V right fino a De .Forest e a Zwory– kin. Eppure la natura della Grande Tecnologia non può essere spiegata in termini di storia delle invenzioni, neppure in termini dei miliardi di unità di energia che si compiace di citare c1uella scuola che interpreta la grandezza tecnologica americana contandone i cavalli vapore. Infatti la trasformazione delle fonti di ener– gia (la macchina a vapore non ha mai avuto in Amedea l'importanza del carbon bianco, del petrolio e clell' energia elettrica) rappresenta soltanto una fase del caratteristico aspetto della tecnologia americana. Il secondo posto è tenuto dall'uso delle macchine utensili di precisione che hanno permesso la produzione di massa, non soltanto dei generi di 647
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy