Volontà - anno IX - n.6 - 1 novembre 1955

CRISI NESSU 'O mette più in dubbio che la Gran Bretagna si trovi alla vigilia di una crisi economica di prima grandezza. La « British Employers Confcde– ratiou >l, che rappresenta il settanta per cento dei privati datori di la– voro del paese, ha informati i mi– nistri e i dirigenti delle unioni di mestiere che l'inflazione ha raggiun– to proporzioni serie e non può esse– re arrestata, a meno che il governo, diminuisca le proprie spese, a meno che l'indus1ria dia prova di una mag– giore eHìcienza, e a meno che dimi– nuisca la pressione delle rivendica– zioni salariali. « Il problema di abbattere l'infla. zione può essere risolto soltanto au– mentando la produzione e diminuen– do nello stesso tempo il consumo in– terno. La produzione può essere au– mentala aumentando l' efficienza produttiva, abolendo le misure re– striui,•e ed e,•itand goli scio1>eri. La maggiore responsabilità per la di– minuzione della domanda ·all'interno ricade sul governo, il quale dovreb– be adempiere a questo suo dovere elevando il tasso di sconto e dimi– nuendo le proprie spese ». Sollecitato a spiegare la dichiara– zione riguardan1e le spese del Go- • da « Preedom », voi. 16, n. 39, Londra, N seu. 1955. 310 verno, il direttore della Confodera– zionc, •.Mr.George Pallock, disse che « 1ut1i accoglierebbero con piacere ,i una riduzione delle (orze armate al du1>liee .scopo di rimediare alla scar– sità della mano d'opera e ,di << rispar– miare danaro )). Tanto cinismo parve eccessi"o al Manchester CuardUm, che nel suo numero del 13-IX-'55 lo rilevò dicendo che « sarebbe un pec• cato che la genie fosse indotta a peu– sare che necessità finanziarie esigono un taglio nelle Forze armate Jl. E llQ!;l solo questo potrebbe pensare la gen– te, ma anche che gli interessi finan– ziari furono i primi ad esigere i piani di armamento. Mr. Pallock fu anche molto fran– co nelle sue osser\'azioni riguar– danti l'eccesso disponibile dei posti di lavoro, dicendo precisamente: <( noi desiderinmo che vi sia pieno impiego per tutti ma non sovrabbon– danza di lavoro >i. Egli spiegò cosi il suo concetto: e< Per pieno impiego noi non intendiamo l'esistenza im– mediata di una posizione J>er ogni lavoratore, senza ma11gine in un sen– so o nell'altro. Noi dobbiamo però e,,itare un margine di JJ)Osizioni che non sia possibile occupare. Noi vo– gliamo un margine che ci permetta di negoziare. li male .sta nel fatto che vi sono piì1 posti di lavoro che lavo– ratori per occuparli. Non devono es– servi indi"idui alla caccia di un im-

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