Volontà - anno IX - n.4 - 1 agosto 1955

fanno corpo con Jo spirito scolasti– co che muove tanto insegnanti CJUan- 10 a]unni. La scuola italiana è fondata e strut– turata su una pedagogia tutt'altro che sana. t una scuola di parte, e ciò ~piega tanto; è una scuola confessio. nale patrocinata da1lo Stato e battez– zata dalla Chiesa; è una scuo]a che alle 1>rcmesse di ordine pedagogico, realistico e scientifico ha anteposto gli interessi partigiani di una chie– -sa, di uno stato, di una classe, di un partito, pur ae-cettando le prime. E non poteva conseguirne che <tuello che ne è conseguito: la supremazia di <1uesti interessi a danno di que11e premesse. La scuola italiana del do- 1>0guerranon ha fatto che riprendere la tradizione fascista sotto un abito imposto da1la moda: quello demo– cratico. Gli interessi politici e con– fessionali con una .fisionomia ben de– finita sono contenuti nei programmi ministeriali e messi sUllo stesso pia– no delle premesse pedagogiche h1 un « ihrid.o connubio». Le accentuazio– ni personali degli insegnanti, certo non sempre fedeli alle intenzioni go• ,•ernative e le giustificate reazioni Oe– gli alunni ci dànno una prima idea di un'infelice -convivenza. Il moder• no principio pedagogico della « sti– molazione» viene sacrificato al vec. chio interesse poJitico e pregiudizio della « formazione »: &ivogliono fa. re uomini e cittadini così e così, e non fare in modo che lo diventino da sè. 11principio .Jell'auto-go,•crno rimane una masscheratura dietro la quale si nasconde Ja slealtà dello spi– rito programmatico e quella degli stessi insegnanti. La scuola italiana non è indiJ>endente perchè è uno strumento di parte, 11011 è ncutra]e di fronte alle controversie politiche per lo stesso motivo. Ma non ha nemme– no una « unilà finalistica "• perchè se favesse davvero non si spieghe– rebbero Je sue profonde interne con- 1raddizioni: programmi, insegnanti e a1unni sono in continuo dissidio tra di loro. Ma ciò ancora non basta. I programmi sono troppo farragi– nosi e pesanti, sembrano Catti appo– sta J>er i più capaci e per gli sgob– boni; in pratica è assolutamente im– possibile tenere conto dell:t capacità dei singoli: nascono la fatica, nalu– ralmentc anche da parie degli inse– gnanti, l'antipatia per certe o per tutte le materie di studio, la neces– sità del dopo-scuola con conseguen– te sacrificio cli danaro da parte delle famiglie e di tempo da parte clcgli alunni; ci va poi cli mezzo nuche il sistema nervoso e la salute ne fa le spese con tutto quel che segue. Si consideri anche il fenomeno del– l'insegnamento del latino così osti– natamente imposto grazie a tradizio– ni che sono il rovescio di interessi tutt'altro che linguistici e patrio1ti– ci ... Ma ciò costituisce un argomento a parte. Si consideri la semi-immo• hilità costretta, talora per cinque e sei ore in elementari di collegi reli– giosi. E gli insegnanti? Questi nou hanuo alcun interesse di modi'6care in meglio questo stato caotico quanto antigienico, tanto è vero 'Che ancora non hanno scioperato che per au– menti salariali. L'insufficienza e le deficienze scolastiche costituiscono 1>erJoro evidentemente una riserva di lavoro che si dice genericamente « scuola privata », con la quale 1>os– sono arrotondare lo stipendio. Si consideri ancora ]a 6pesso evidente << insufficienza didattica >> degli s1essi, i quali non hanno scelta la professio– ne d'insegnare se non in vista di 1ma 169

RkJQdWJsaXNoZXIy