Volontà - anno IX - n.1-2-3 - 1 luglio 1955

perchè nessuno degli anarchici ha mai potuto disporre dell'appoggio di una macchina politica. Non cercando potere per sè, opponendosi in principio a c:hiunque cer– cava potere, era fatale si trovassero dispersi, apparentemente distrutti, quando il fascismo è crollato. Ma in realtà in ciascun anarchico rimasto vivo, l'anarchismo era sempre vivo, vivo con lui e quanto lui. Vi"o come volontà e certezza e vivo d'azione personale, non come Cede collettiva. Vi\'O cioè nel modo più umano, ma anche nel modo meno adatto per l'inseri– mento ne] ditna di antifascismo fascista che oggi quasi costringe in It,dia a sperare un avvenire migliore solo dall'opera di nuove generazioni. Il ritorno degli anarchici alla vita sociale dei J >aes.ie delle ciuia e :1v– venuto in condizioni che solo può capire chi le abbia vissute. Uno dei primi effetti della caduta del governo di Mussolini e della sua surrogazione col governo di Badoglio è stata, com'è noto, la liberazione di tutti i prigionieri politici. Ma non è altrettanto noto che gli anarchici ne sono stati esclusi deliberatamente. Al confino di Ventotene, ad es., gli .;mar. chici rimasero fino a tutto l'agosto 1943, soli con alcuni s)avi e ne uscirono so1o per essere tradotti in un campo di concentramento (ad Anghiari, 11rl– l'aretino). Lo slcsso accadde J>er gli anarchici che erano nelle prigioni. Si trovarono liberi, può dirsi, alla spicciolata e per caso, ultimi &a tutti e soli, sicchè dovettero quasi sempre affrontare per primo il problema di &llS• sistere, senza meui e senza appoggi, in paesi sconosciu1i. senza modi prr comunicare con le Camiglie o gli amici lontani. E può segnalarsi che spesso, in quelle condizioni, ridotti ad agire in una comnnitì1 minima ed isolata e s1>esso molto « retrograda » secondo le valutazioni correnti, vi hanno guadagnata la stima di tutti, vi hanno dato saggi di azione disinteressata ed intelligente in collaborazione con la gente del posto che li chiamava ad aiutarli. Basta accennare, come tipico, il C3SO tli Ugo Fedeli che, rimasto isolato nel paese del suo confino (Bucchianico). si trovò ad accettare dall'unanime richiesta popolare le fonzione di sin~ daco-d'emergenza, senza alcun potere di comando, ed in tal modo contribui efficacemente nella ripresa del paese dallo zero delJa fine della guerra. Qualcosa di analogo accadde per i J>Ochiche dall'estero poterono rim– patriare: si trovarono sbalestrati in città o paesi in cui non conosce,•ano nessuno, senza mezzo di corrispondere con altri, isolati - ed in genere sti• mati ed amati dalla gente tra cui si trovavano a vivere. Non ci fu nemmeno fra questi alcun ritorno collettivo, nè di ciascuno nel proprio ambiente. Alcuni ebbero diCficoltà enormi per tornare in Italia. Basti accennare a casi tipici. Quello di P. Turroni che dovette trovar modo dj farsi rimpatriare dal Messico a cura degli AJleati, e J>Oitrovar modo cl i liberarsene appena arrivato in Italia. Quello di A. Borghi, che solo alla .fine del 1945 riusci ad indurre, dietro le sue persistenti richieste, il governo de– gli Stati Uniti a mettere in atto il decreto di deportazione in Italia preJo contro di lui da anni e rimasto inoperante per la guerra. Quello di Gigi Da-

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