Volontà - anno VIII - n.10 - 15 febbraio 1955

ASCETISMO' SAREBBE BENE fosse general- mente cliff uso e rigorosamente .applicato questo principio: bisogna non respingere in blocco, aprioristi– camenle, una cosa, perchè essa si presenta sotto un 3SJ>Clto che ci ri– J>Ub'lla. Molte ripulse di principii ideologici o morali dipendono dal fallo che essi ci richiamano gli er– rori e ]e degenerazioni che ne sono scaturiti, senza che ci si curi di in– dagare se nel guscio dell'errore ci sia il mallo della veritì1, se sotto Ja patina del vizio ci sia lo splendore della virtù. Alla parola ascetismo, ad esempio, si associa generalmente, il ricordo di eremiti piagati, sudki, ,,idocchio– si; di autosupplizi, cli degenerazio– ni sentimentali, di folle col1ettive. Si affaccia no alla mente scene grot– tesche, paurose, oscene, e figure di pnzzi e di degenerati. Il poeta con– temporaneo è propenso alla condan– na, modernamente pagana, di tali Collie e brutture, e non vede nell'a• scctismo che torme di fanatici, ere– mi nel deserto, penombre di grotte, cilici. Il Carducci impreca, inneg– giando aJJe belle ninfe e ai placidi numi, a quei « maledicenti a l'opre de la vita e de ]'amore » che de1ira– vano su rupi e in grotte « atroci con– giungimenti di dolor con Dio ». • Titolo çriginale; t 'a11cf'lismo come au• fo.educa;ione. « Pensiero e Volo111à », a. I, n. 3, H_oma, JS, I, 1924. Se a i I)oeti possiamo perdonare molto, poichè sanno dare aJl'errore slorico o rfi.losoficoforme sì smaglian– ti. non co~ì possiamo tollerare que– gli studiosi, che ripetono meccani– camente le accuse che il Bentham movcva all' ascetismo cd esagerano nel negare l'utilità formativa delle privazioni ascetiche, cadendo nel pili gretto utilitarismo e nel più volgare epicureismo. Costoro sono ciechi a quella luce di bellezza morale che ·irradia l'eroica rinuncia ai beni ma. tcriali per quelli ideali, e si perdo– no quindi ncJJe diagnosi psichiatri– che di lombrosiana pedanteria e ca– dono spesso nel banale con i loro e– sclamativi commenti su quelle crjsi passionali delle quali vedono solo e– sasperazioni della carne. Della svalutazione superficiale del– l'ascctisUio, come fenomeno della vi– ta morale, ci dà un esempio, fra tan– ti, il l\faloo, che scrive: « Le asti– nenze senza profitto, Jc 1>rivazioni itmtili risultanti dulie J)rntiche im– poste, come il digiuno, il celibato, l'astinenza dai pasti, l'astinenza dai piaceri, dalla socie1i1 e dall'allegria, l'astinenza dai rimedii durante la malattia, il rinunziare alJa stima 1mbblica, sono le basi di questa mo– rale religiosa. 1 Tutte ]e privazioni sono, qui, po– ste su di unico piano, e condannati in blocco come inutili. O non è nel- 1 la morale Jociale. 1,agg. 187.188. 575

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