Volontà - anno VIII - n.10 - 15 febbraio 1955

sta" (pag, 5). Toglia.lii sorrideva, ma intanto i sindacati minoritari t'onq-uistavano la maggioranza al1a Innocenti ed aJla Borletti, dove le masse scoraggiate si piegavano al ri– catto dei licenziamenti e delle com– messe. I dirigenti del PCI replica– no che gli<< umiliati e offesi » si ven– dicheranno nelle elezioni politiche votando per ]e Jiste di sinistre. Ma poi scoprono che i gruppi reaziona– ri italiani appoggiati dagli Stati U– niti ammettono francamente che ri– sponderebbero al la vittoria popola• re col colpo di stato. Calamandrei commenta con amaro sarcasmo que– sla impudenza, ma essa suscita le pii1 comprensibili perplessità nelle 111assespronate da un decennio dal– l'ottimismo elettoralistico. Sotto 1a spinta di questi motivi di Condo - la ridestata diffidenza per la democrazia formale, la constata– zione del disagio nei settori prole– tari - alcuni quadri comunisti han– no fatto un tentativo; essi stessi così lo definiscono (pag. 8): << Noi spe– riamo che dalla Conferenza nazio– nale esca unn indicazi~ne nuovn., una reale capacità di critica e di rinnova– mento, che coraggiosi compagni di base, alcun.i dei quali hanno espres– so nel dibattito precongressuale la loro critica, sappiano con più forza t>levarla d"lla tribuna della conferen– za ... portando così un contributo de– cisivo alla lotta per il socialismo in lt.alia )). Questo non è avvenuto nè - in rea1tà - si potev.a (< sperare ))· che avvenisse. Però buona parte del– la conferenza, dalla generica affer– mazione di Scoccimarro che « il mu– tamento del1a realtà ha determina• to il mutamento della nostra politi– ca » sino alle critiche mosse alla CGIL ed all'affossamento di quel 556 fantomatico Piano del Lavoro che era stato per un quinquennio il ca– vallo d.i battaglia dell'on. Di Vitto– rio, ha comportato una polemica im– plicita con l'incertezza e con l'insod– disfazione che avevano trovato, at– traverso Ja « Lettera » che circolava Ira i delegati, una sia pur flebile via di manifestazione. Ora che ]a Con(erenza è lonLana e che Je trovate giornalistiche sono state accantonate, tutto ·sembra tor– nato come prima. Secchia è a Mila– no a far da contraJ>peso a Monsignor Montini e l'apparato del PCI, che ha uheriormente accentuato fa sua centralizzazione burocratica, si pre– para a schiacciare sotto le consuete calunnie i compilatori della e< Lette– ra n di opposizione. Essi già aveva– no ·scritto (pag. 8): « Si guardino gli agenti. americani di Pace e Libertà di utilizzare questo nostro docu,nen• to a sostegno delle loro menzogne )), ma naturalmente non hanno potuto impedire che una del1e più attive centrali reazionarie accorresse pre. murosamente in aiuto delJ'on. To. gliatti, pubblicando in una sua rivi. sta il testo della (< Lettera », e faci– litando così notevolmente il compi– lo di quei funzionari del partito che stanno convincendo i .compagni di base che <( Azione comunista )) non è che l'ultima incarnazione della macchinazione maccartista contro il Partito della classe operaia. Ma l'indizio è significativo e non si può cancellare. Le contraddizioni della politica del PCI affiorano in modo sempre pHi evidente. cc Sono stati in primo luogo i comunisti mi– Janesi, gli operai, a far nau(ragare nel ridico1o 1a campagna sul caso Secchia )), scriveva « l'Unità >> del 5 (ebbraio. Ma nello stesso numero si

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