Volontà - anno VIII - n.8 - 15 dicembre 1954

ci tran.iamo e 5perimentiamo come merci, che la nostra propria potenza ò divenuta estranea a noi stessi. Noi siamo divenuti cose, i nostri vicini son divenuti cose. Il risultato è che ci sentiamo impotenti e ci d.isprcz• ziamo per la nostra impotenza. Poi. chè ciascuno di noi non ha più 1 fidu• eia nella sua stessa potenza, noi non abbiamo più fede nell'uomo, nè fi. ducia in noi stessi od in ciò che sia– mo capaci di creare. Non abbiamo piì1 coscienza, nel senso umanistico. poichè non os·iamo più confidare nel nostro giudizio. Siamo un gregge, crediamo che la strada che noi se– guiamo condurrà ad una mela sol perchè vediamo tutti gli altri sulla stessa strada. Ci ritroviamo nel buio, o teniamo su il nostro coraggio sol perchè udiamo che tutti fischiano co. me :fischiamo noi. Disse uua volta Dostoiewsky: « M' Dio è 1uorto, tutto è permesso ». Questo è oggi veramente ciò che mol. ta gente crede; differiscono tra loro solo in quanto alcuni ne traggono la conclusione che Dio e la Chiesa deh• bono restare vivi alJo scopo di soste– nere l'ordine morale, mentre altri accettano integralmente l'idea che tutto è lecito, che non v'è nessuna idea moraJe valida, che la conve. oienza è il solo principio normativo della vita. L'etica umanistica, per contrasto. aS!ume che se l'uomo è vivo &a cjò che è lecito; ed essere vivo significa essere produttivo, usare la propria J>Otenza non J>er qualche scopo che trascenda l'uomo ma anzi per se stes• so, per dare un senso alla •propria e. eislenza, per essere umano. Finchè ciascuno crede che il suo ideale ed il suo scopo sono fuori di lui, cioè 422 sopra le nuvole o nel passato o nel futuro, egli marcerà fuori di se stes. so e cercherà iJ proprio compimen• to laddove non può essere trovato. Egli andrà cercando soluzioni e ri– sposte dappertutto, eccetluando pro– prio il punto in cui può trovarlt", cioè in se stesso. l l( realisti » ci assicurano che il problema dell'etica è un relitto del J>assato. Ci dicono cl.1el'analisi psi– cologica e sociologica mostrano come tutti i valori siano soltanto relativi ad una data cultura. Sostengono che il nostro futuro personale e sociale è gar:mtito soltanto dalla nostra ctfica• eia materiale. Ma tal i « realisti » i– gnorano alcuni fatti pur ussai impo.r– tanti. Non s'accorgono che i.I vuoto e l'abulia della vita personale, la mancanza di produ11ivitù e la conse– guente mancanza di fiducia in se stcs• so e nell'umanità, c1ualora si prolun• ghino nel tempo, sfociano in distur. bi emozionali e mentali che bastcreb• bero ad incapacitare l'uomo anche per il raggiungimento dei suoi scopi materiali. Si ascoltano oggi con Crequenza cresccnle profezie d.i catustro.fe . Esse hanno una f1mzione importante, poi. chè richiamano l'attenzione alle pe. ricolose possibilità della nostra situa• zione presente. Ma trascurano Ji te• ncr in conto la promess.a che è im• p1icita nelle realizzazioni compiute dall'uomo nelle scienze naturali, nel– la psicologia, neJla medicina, nel. l'arte. Questi risuhati difolli definiscono la vresenza di grandi forze produttive che non sono com1rntihili con l'im• magine di una cultura decadente. Il nostro temJ)o è un temJ>o di tran. 1izione. li medio.evo non è finito nel

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