Volontà - anno VII - n.12 - 15 marzo 1954

gello sarebbe necessario un intero volume, non tenta neppure di dare urrn r<"lazione sui diversi esperimcn• ti. o almeno un quadro gcnerule del loro sviluppo, nè di cssuninare i di– versi metodi di collettivizzazione u• do11111inelle varie industrie e nelle varie regioni. L'unico studio sui col. lettivi s1>agnoli che 'dia un'idea di tutto ciò è quello di Gaston Levai, re,·c111cmcnte pubblicato in una tru• duzione italiana. 1 L' auìore ha pas– fmto molti anni in S1,agna e si è scm• prc interessato appassionatan1cnte ai problemi (lclla riorganizzazione e• conomica del 1>aesesotto il controllo d,·i l:avor11tori. Durante In rivoluzio– ne potè sludiare direttamente sul pos10 molti colle11ivi della Calalo. gna, dcli' Arugona, del Levanlc e della Castiglia: e ciò gli ha permes– so di arrivare a delle conclusioni di grnndf• valore in <1uan10si addentra– no nei problemi d"ordine pratico cui dc"ono far fronte tutti <1uei sociali– sti e quegli anarchici che auspicano la riorganizzazione del!' attuale si– s1cm11 cconoruico su una direttrice ,li maggiore e<1uità. Ma uon possiamo certo pretende– re di S!)icgare in 1>oche pagine <rucl– lo che Peiruts non ha ucppure ten– i.alo di fare in cento, e Castori Lc– nl è riuscito a spiegare solo parzial– mente in 1>iùdi trecenlo pagine. Noi possiamo soltanto cercare di dare al lettore un'idea di quello che il mo. vimcnto collettivista spagnolo signi– ficava, e trattare alcuni problemi ad esso inerenti. Cercheremo inoltre di dare un' idea dell' opposizione che esso incontrò negli elementi politici, • Nè Franco nè StaUn. I collet1foi 1mllr• cMci flellu loua contro Franco e la reazfo. fle Jtulinfona. Milano, 1952. 620 e di illustrare i metodi usati dal governo spagnolo e dal 1>artito co– numista per distruggere i successi pralici conquislati dal popolo. Pri– mu ritcniau10 di dover sottolineare l'immensa po1cnziali1i1 creativa del popolo, dei contadini e degli operai spagnoli, (1>otenziali1i1che crediamo condivisa da 11111i i popoli lavorato• ri del mondo, allorchè siuno messi in grado di organizzare per proprio conto la propria vita) e richiamare una voha di pila l'attenzione sull'a– mara \·erità, dimostrata dagli avve– nimenli 1>olitiei, che non csisle ter– reno comune per un'uniti, tra una nwssa di lavoralori rivoluziouari e i partiti politici che aspirano al go• \terno e al l)Otcrc. Come tnlli gli scrittori sulla S1u• gna mellono in evidcnzu., i I maggior 1noblc11rn economico è quello della terra. In Spagnu, su vc111icin<1uemi– lioni di abitanti, il 68 per cento ,·i. ve in aree rurali; e il 70 per cento delle induslrie s1,ah'l1ole è çoncentra– to nella provincia catalana. La so– luzione dei problemi s1rngnoli non è di trasformare la S1lUgna in un pae– se industriale. perchè, a parte altre considerazioni, vi mancano le male– rie 1>rime necessarie alle grandi in– dustrie. li maggior os1acolo consi– steva nel fatto che la maggior parte delle terre era sempre Slata di pro- 1>rietà di pochi grandi lu1ifondisti, j quali non avevano interesse allo svi– lup1)0 agricolo delle loro ca'.mpagne, ma anzi spesso avevano interesse a non lasciarle affallo coltivare. Il 67 per cenlo delle lerre •~ra 1>osseduto dal 2 per cento del numero lotale di propriclari terrieri; i.I 21 per cento a1>parteneva al 19,69 per cento di pro1>rietari, e il 13,16 per ccnlo ap•

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