Volontà - anno VII - n.8 - 15 novembre 1953

Proposili distratli « ... l'uma110 lo troviamo in noi s1euì ,o. pratutlo eri m pochi fuori di 0 noi. E' tU• surilo pet1sare cl1e lul(i o la maggior parte degli individui siano 11ma11i ... Se noi agia– mo 11mtu1w11e11te atJclie verso coloro clic 11011 s,mo 11mwu' è per la Sod,lisfn:io11e clie 11e 11ic,,e a 11oi stessi ... ». Ccno\•a, onobre 1953. A. C. A. C. è giovane. lla un gran cuore, OO• me i giovani vivi, Agisce, od almeno cerca di agire, umanamente. Ma le 1ue rifleuio• ni lo ))Orlano a formulare un giudizio tre• mendo - che se si ammcueue perderebbe M:nso ogni vivere diverso dall'animale. Noi crediamo - ed al fondo lo crede anche A. C., senza di che non si ca1>irebbe In sua vita - di non essere nè migliori nè peggiori degli «altri», deJle persone tutle cou cui abbiamo rapporti nella noslra vila (e che, Ira 1>arc11tcsi,sono « J>crsonc» • 11011 • imlividui »). L'umano è in noi so:.>1>ra1ut10 una tcnsio. ne, i residui non-umani (cioè animali) 80· no invece un fondo statico, che vorrel,be tenerci fermi al m:mgiare/bere/dormire/ fare-all'amore e basla. In ciascuno di noi tale confli110 (che non è tra il Rene ed il Male ma Ira il voler-camminare e la pi• grizia•di-sostare) è 1>iù o meno n1>1>aren1c, pii, o meno cosciente, ma e'~ sem11Ni. E «noi» vuol dire io, te, lui, il nostro 1,ros. simo, 1u11i. Noi 11011 giudichiamo mni che gli nhd siano d'un grado comunque inferiori a noi. Sa1tpiamo che in ciascuno di noi - e inten– diamo noi il nostro prossimo, senza se1>a• razioni o clHsificazioni - son ritrovabili scm1,re momcnli di generosità di granclez• za. anche quando sono d'ordinario tepolti 50110la grouolana scorza degli egoismi bru• tali <: dell'inerzia che par lì giuslifichi. Diciamo: 111110 il bene di cui io son ca• 1rncc, ecco che A o B o X o Y <111clln voi• la lmn mostrato di esserne anch'cBlli capa• ,·i. E tutto il malc'di cui A o Bo X o Y si son dirnostrati cn11aci, ecco che 1a tale 0('1·asionc stava tiJ>Unlando anche in mc, anche tie ho resistilo, e la tal'ahra volta anrh'io vi ho ceduto. 440 Dav\'ero non c'è ncuun::a distinzione pos– sibile tra gli uomini. Ogni persona, uomo o donna, è insieme tulio il bene e tutto il male. li problema è cli modificare le forme della vita sociale, Ji eliminarne l'autorità che avvelena, di crearvi cd aUnrgarvi la li. bertà che Hlumina ... Organizzuzioui « •.. bisogna dare alL'a,wrchi$mo un'orga• ni::a:ione specificumell/e a,wrchÌca a11e11te come base 1ut Programma cl1e risolva i pro. blemi della futura societtì (marcl,ica . ... Bi'so– g11adare all'anarchismo 1111 contenuto pro– l"io di a.uocia:ionùmo OfH!.rc1io e popolore nel qiulClro clei loro br'sog11i di lotta di clas– se ed emancipa:io11e dalla tutela dello Sta– to e clal salario ... Dare a <1ues1e forme co11. 1irigc11tali l'assegrwme,110 dei compili, le norme orgarii::utive ... ecc.... ecc.... ». Marsiglia, iigosto 1953. B. E' ,1ra110, ci pnre davvero strnno, che chi formula proJ)ositi di <111cs10 genere non si acoorga delle tante contraddizioni con l'a• nnrchismo che esse implicano, Forse che ~ 1troblc111isociali ai risoh-0- 110 secondo un programmn di un cerio grup. 1,0? Accade, quando quel certo gru11110di• venia padrone dello Stato: ma come può pensarlo della gente che rifiuta per sè (!Uel. la etrada? Bisogna dare all'anarchismo un contcnu• to associazionistico? ci 1rnre D. voglia dirb: bisogna rirar vivo l'nnarchismo in un insic. mc di associazioni, OJ)Craie, po1>0lari. E chi non è d'accordo? Però non serve a nul– la dire « bisogna l). Ciò che manca per ren– dere vitale 80cialmcnte è di « fare •• non già di accorgersi che • bisogna rare•· Ma come si può seriamente pen5are che una tale aus1>icata rifiori111ra di libere associa- 1,ioni operaie e popolari si possa verificare « nel c1uadro della lotta di ciane»? Quel quadro s'è dimostrato orn1ni nuUa pii1 che unn demagogica ill11sio11c,una cornice che per vin diventa 111111 prigione, nelle mani di esperti della politicn. Possiamo noi non vederlo? Dare a queste associazioni delle norme organizzatfre, ci pare voglia dire inlìnc B.

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